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Attualità e Politica

04/04/2016 | 17:20

Operazione Jamm Jamm: così funzionava il 'Matrix' della truffa online, tra robot mangiasoldi e un ex agente della Cia

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ROMA - «I tavoli da poker della piattaforma di gioco erano costruiti con la presenza di robot e di giocatori reali… Le caratteristiche dei giocatori robot erano determinate dal webmaster che rendevano, in pratica, impossibile al singolo giocatore chiudere la partita in attivo…». E i tavoli da poker dovevano essere affollati, nei quali: «devono entrare 300 persone con un minimo di 50 giocatori». Uomini e macchine in una sorta di Matrix della truffa, dove il virtuale si cela dietro a un giocatore di poker robot creato appositamente per truccare la partita e rendere impossibili le vincite al suo avversario 'umano'. Sembrerebbe il copione di un film, è in realtà, la ricostruzione dei Gip Pietro Indinnimeo nelle 218 pagine di ordinanza dell'operazione Jamm Jamm, che ha portato alla luce la strategia del clan dei Contaldo di Pagani, in provincia di Salerno, detti “i caccaviello”, che si avvalevano della complicità di esperti informatici, carabinieri e finanzieri e, addirittura, di un ex agente della Cia, per guadagnare illecitamente attraverso il gioco online nelle sale del territorio controllato dal clan. L'utilizzo dei robot, scrive il magistrato: «determinava la certezza del profitto e dell'assoluta redditività del sodalizio, salvo rari casi che, determinavano rabbia e sconcerto nei sodali». E già, perché gli esponenti della 'famiglia' a capo dell'organizzazione, quando si creava un «disservizio», e ciò quando un giocatore 'pulito' vinceva denaro al di fuori dalle percentuali 'fisiologiche' stabilite dagli associati, si infuriavano e ricorrevano a esperti informatici per correggere i 'bug'. (SEGUE)

 

Operazione Jamm Jamm: così funzionava il 'Matrix' della truffa online, tra robot mangiasoldi e un ex agente della Cia (2)

ROMA - Il giro d’affari, nel corso dei due anni di indagini, è stimabile fino a 300mila euro di profitti netti mensili, ha spiegato il colonnello della Guardia di Finanza, Enea Zanetti. L’inchiesta “Jamm Jamm” ha preso il via nel 2013 e si è conclusa giovedì scorso con l’esecuzione di 18 ordinanze di custodia cautelare, di cui 8 in carcere, e il sequestro di beni e 11 siti Internet. Le intercettazioni tra il capo del clan, Antonio Contaldo, e Francesco Airò, esperto di giochi residente a Malta, dimostrano come ci fosse un accordo per la commissione di “una serie indeterminata di reati” attraverso la piattaforma Iperbets.eu, da collocare in vari punti vendita nella zona dell’agro nocerino-sarnese. Contaldo - che poteva anche contare su preziose informazioni fornite da esponenti dei Carabinieri e della Guardia di Finanza e del “soccorso” di un tecnico di una società di telefonia che, fortuitamente, segnala ai sodali che sono in atto intercettazioni telefoniche - era dunque presente nel settore giochi in vari modi. E in particolare grazie all’accordo con i fratelli Tancredi, già al centro delle cronache per il network di “Dollaro poker”, attraverso il sito www4.dgbpoker.com. Poi, in “Iperbets.eu” grazie all’intesa siglata con lo stesso Airò e infine con il proprio sito – il cui server risulta collocato in Canada – “pkgambling373.com”, dichiaratamente ispirato proprio al modello “Dollaro” dei fratelli Tancredi.  (SEGUE)

Operazione Jamm Jamm: così funzionava il 'Matrix' della truffa online, tra robot mangiasoldi e un ex agente della Cia (3)

ROMA - Il successo commerciale dei marchi gestiti dal sodalizio – spiega Airò in una conversazione contenuta nell’ordinanza del Gip di Salerno - sarebbe dovuto a provvigioni più alte del 20-30 per cento rispetto a quelle dei bookmaker non autorizzati più diffusi (siamo nel 2014, ndr), oltre al vantaggio di lasciare in cassa ai punti delle somme – anche 20mila euro - per pagare eventuali vincite alte. La base prescelta per il business illecito, rivelano altre intercettazioni, è il Montenegro, dove le persone coinvolte potrebbero contare sull’appoggio di famiglie influenti, addirittura, di ex-agenti della Cia. Scrive il Gip, che uno dei sodali dell'organizzazione propone di avvalersi della collaborazione di un «suo contatto in Montenegro, un montenegrino ex agente della Cia che ha perso l'udito a causa dei bombardamenti. Questo suo contatto potrebbe fargli sviluppare ulteriori contatti in Germania tramite un altro agente della Cia che ha il controllo di tutta la Germania per le scommesse on line...».
Una scelta non casuale, il Montenegro, anche perché l’organizzazione vuole utilizzare dei “robot”, e nella repubblica balcanica «i controlli sono inferiori all’Italia e ad altri posti», si legge nell'ordinanza. Qualche volta però, il trucco informatico non riesce e il gruppo perde «un sacco di soldi», per colpa di quello che viene definito un «disservizio tecnico» che, però, «non deve ripetersi più». E' per questo che il Matrix della truffa si autoprotegge attraverso parametri che consentiranno ai robot di conservare chips fino alla fine delle partite, così che i giocatori veri (ignari della truffa) non possano mai vincere. (SEGUE)


Operazione Jamm Jamm: così funzionava il 'Matrix' della truffa online, tra robot mangiasoldi e un ex agente della Cia (4)

ROMA - Quando si sparge la notizia che la multinazionale svedese Net Ent ha deciso di non distribuire più le proprie slot online ai siti .com (circa un anno e mezzo fa, ndr), spiega ancora l’ordinanza, i tecnici del clan si mettono al lavoro per crearne di “non originali” e continuare l’attività. Sia Airò che Contaldo fiutano la dimensione dell’affare delle scommesse online e giungono a ipotizzare uno scambio di banner sui due siti – “pkgambling373.com” e “iperbets.eu” – per aumentare il giro di clienti di entrambi. Le provvigioni per i punti vendita vanno dal 10 al 20 per cento dell’utile netto. I rischi legali sono ridotti, secondo gli ideatori del network: «Al titolare del Ced non succede nulla – dice uno di loro, non sapendo di essere ascoltato dagli inquirenti – visto che lavora dopo aver fatto tutte le comunicazioni del caso, elaborando dati per società estere, percependo regolari provvigioni fatturate e pagando le tasse sull’utile ricavato: così facendo non si configura né l’evasione fiscale né il riciclaggio, a patto che si faccia almeno un bonifico al mese».  Per trasferire il denaro, il sodalizio criminale – scrive il Gip nell’ordinanza di 218 pagine – valuta a lungo la possibilità di scegliere il metodo pagamento Skrill, con conti accesi a Londra presso il gruppo finanziario e alimentati attraverso carte prepagate non tracciabili, da fornire a ogni sala.
Nella lista dei siti da oscurare sono presenti anche alcuni indirizzi di operatori che si sono regolarizzati dopo le ultime “sanatorie”. Una presenza che, leggendo l’ordinanza, si spiega con l’utilizzo dei siti in alcuni esercizi commerciali – in anni precedenti alla sanatoria - ma che non ha portato ad alcun provvedimento diretto verso persone o beni. Sks365, nei giorni scorsi, aveva precisato di essere “parte lesa” nella vicenda, mentre OIA Service ha comunicato che il dominio betaland.com non ha nulla a che vedere con la gestione dei servizi nel territorio italiano.

NT-PF/Agipro 

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