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Attualità e Politica

08/01/2019 | 12:43

Operazione Pandora, Cassazione conferma custodia cautelare per tre indagati: "Imponevano le slot ai locali della zona"

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ROMA - «Un contesto di pressioni estorsive» che aveva portato al controllo degli apparecchi da gioco nei locali di Bari e che giustifica la custodia cautelare in carcere dei suoi fautori. La Corte di Cassazione conferma così l'ordinanza del Tribunale del Riesame barese sull'operazione "Pandora", che a giugno 2018 ha portato all'arresto di 104 persone indagate per associazione di tipo mafioso, tentato omicidio, rapina, sequestro di persona, detenzione di armi, lesioni personali con aggravante mafiosa, violazione della misura della sorveglianza speciale. L’operazione della DDA di Bari aveva colpito i vertici dei clan Capriati e Mercante-Diomede: l’indagine aveva consentito di ricostruire gli interessi perseguiti dai clan, tra cui l’imposizione e l'installazione delle slot machine negli esercizi pubblici. Nei tre provvedimenti pubblicati oggi la Cassazione conferma la custodia cautelare per tre delle persone coinvolte, Nicola Favia, Alessandro De Bernardis e Alessandro Snidar. Secondo i giudici, il tribunale barese ha correttamente ritenuto attendibili le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, «sull'attività svolta nel settore dell'installazione e gestione delle slot machine presso sale giochi ed esercizi pubblici, con attribuzione di una quota dei relativi proventi al clan Mercante, del cui potere di intimidazione si era avvalso per imporre agli esercenti i propri dispositivi». Il tema «è stato oggetto di approfondita disamina, condotta con coerenza logica», si legge. Per quanto riguarda in particolare Snidar, è stato accertato che «aveva imposto agli esercenti l'installazione delle proprie macchinette grazie alla forza d'intimidazione proveniente dall'appartenenza al clan mafioso» e aveva proposto un accordo «con i malavitosi degli altri gruppi insediati nelle zone di espansione, in modo da attribuire loro una quota fissa in denaro dei guadagni conseguiti in cambio della possibilità di operare in sicurezza». Visto l'alto rischio di reiterazione dei reati, per tutti e tre gli imputati la Cassazione ha confermato la custodia cautelare in carcere. LL/Agipro

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