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Attualità e Politica

22/02/2016 | 18:13

Caos Stato-Regioni sul gioco, Ughi (Obiettivo 2016): “Tanta ipocrisia: non si fa chiarezza per fare cassa”

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Caos Stato Regioni Ughi Obiettivo 2016

ROMA - Mentre altri media continuano a essere miopi sulla realtà del settore, oggi il quotidiano "La Stampa" ribadisce che servono norme comuni per il gioco, riportando alla ribalta il tema del conflitto tra Stato e Regioni. Ne abbiamo parlato con Maurizio Ughi, amministratore unico di Obiettivo 2016, a cui abbiamo posto tre domande a bruciapelo.

Regole più chiare, oltre che per il mercato, non sarebbero anche utili a consolidare le esigenze di controllo e tutela dei giocatori?

Sicuramente si, dico da tempo che lo Stato deve definire giuridicamente il concetto di ludopatia e quale sia il confine tra gioco sano e abuso. Lo Stato è ipocrita perché fa vedere che difende i cittadini, ma senza sapere di cosa si sta parlando.

A chi giova oggi tutto questo caos?

Ancora allo Stato, che ha avuto opportunità ghiotte – come la delega fiscale – per dare vita a un codice per i giochi. E’ stato tutto annullato, creando alibi politici per sostenere fandonie. Il codice dei giochi vorrebbe dire ordine, oggi le norme per il settore sono alte venti centimetri, quando basterebbero venti pagine. Lo Stato non vuole mettere ordine perché vuole fare cassa, addossando le responsabilità ai concessionari e aizzando l’opinione pubblica. Con il caos gli operatori sembrano gli unici responsabili, che lucrano sui cittadini, mentre invece è proprio lo Stato a guadagnare di più da questa situazione, anche in termini di consensi.

Quali sono le prime iniziative che si aspetta?

La legge di stabilità 2016 ha fissato entro il 30 aprile la convocazione della Conferenza Stato e Regioni sul riassetto del settore, ma scommetto che non si farà, anche perché sarà a ridosso delle elezioni amministrative. Quando la faranno vorrà dire che lo Stato è disposto a trasferire alle Regioni le risorse dai giochi. L’accordo si troverà solo su basi economiche, la verità è che è un problema di soldi, si dirà che è a vantaggio dei cittadini, ma sarà solo a vantaggio dei bilanci locali. Per risolvere il caos basterebbe avere il coraggio di ridefinire il gioco da intrattenimento in gioco d’azzardo, riportandolo in un ambiente controllato e professionale, togliendo la competenza agli enti locali. Si bypasserebbero tutte le norme di natura comunale e regionale, che al momento hanno la competenza per disciplinare tutto quello che appartiene a intrattenimento con vincita in denaro, come accade per il rilascio delle licenze alle sale giochi.

PG/Agipro

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