Attualità e Politica
08/03/2016 | 10:00
08/03/2016 | 10:00
ROMA - In attesa del riordino del settore e della calendarizzazione della Conferenza Unificata per l’intesa sulla distribuzione del gioco sul territorio tra Stato ed Enti locali, Agipronews ha posto tre domande ad alcuni protagonisti del mondo dei giochi per fare il punto della situazione. Giorgio Pastorino, Presidente Nazionale STS – il Sindacato Totoricevitori Sportivi aderente alla Federazione Italiana Tabaccai - teme che si sia arrivati a un punto di non ritorno e vede difficile l'accordo tra Stato e Regioni.
Dove potrebbe essere il punto di equilibrio tra le richieste degli enti locali e gli interessi dello Stato? Si riuscirà a trovarlo entro il prossimo 30 aprile, scadenza fissata dalla Legge di Stabilità per convocare Conferenza Unificata Stato - Regioni su riordino del settore?
"La situazione del gioco pubblico in Concessione, nel nostro Paese, presenta così tante criticità da far temere di essere giunti a un punto di non ritorno. Il contrasto, sempre più acceso, tra gli enti locali e lo Stato è frutto di una serie di valutazioni poco attente di quest’ultimo. La riserva statale in materia di giochi sta svanendo, sotto i continui colpi di Regioni e Comuni che hanno approfittato di un vuoto di potere creatosi alcuni anni fa; la mancata impugnazione della Legge Regionale Liguria da parte del Governo allora in carica, ha dato il via alla crociata contro il gioco legale che ci sta riportando ai tempi del proibizionismo americano. Anche il “Decreto Balduzzi” ha contribuito ad aumentare l’incertezza prevedendo una generica ricollocazione delle attività di gioco, senza definire in maniera precisa il concetto di luogo sensibile. Il risultato è la progressiva distruzione della rete di gioco legale. Riesce difficile pensare realisticamente che l’accordo tra Stato e Regioni sia vicino. Le Regioni sembrano pronte al muro contro muro e non è chiaro cosa accadrà se una parte di loro non firmerà l’accordo. Dall’altra parte lo Stato deve dimostrare di potersi riprendere la propria riserva sul settore, senza la quale diventa improbabile bandire gare per nuove Concessioni. Per trovare un punto di equilibrio è necessario che ambo le parti rinuncino a qualcosa. Lo Stato deve ribadire la propria riserva rivedendo la distribuzione del gioco sul territorio, affidandolo a poche e qualificate categorie professionali; allo stesso tempo è giunto il momento di cedere parte delle risorse erariali alle Regioni che le impiegheranno per la cura delle dipendenze e progetti di rilevanza sociale. Con la gara di concessione per il gioco del Lotto alle porte e la scadenza della concessione per le scommesse in estate, il tempo a disposizione per una soluzione è davvero poco".
La tutela dei cittadini e dei consumatori è sempre messa in primo piano, qualunque sia l’indirizzo che si decide di dare alle proposte per regolamentare il settore gioco. Ma in che modo si attua una vera tutela mettendo le attività autorizzate al di fuori delle città?
"L’idea stessa di togliere dal centro delle città le attività autorizzate di gioco per una ricollocazione nelle periferie o al di fuori dei centri urbani sembra controproducente sotto tutti i punti di vista, sia per la tutela dei cittadini, che per il territorio e la sicurezza pubblica in generale. Senza gioco legale non è possibile tutelare gli interessi di nessuno, né dei cittadini e dei consumatori, né dell’erario. Bisogna notare come i giocatori si stiano sempre più spostando verso modalità di gioco non intermediate, grazie all’online. Se la tendenza degli ultimi mesi sarà confermata, diventa difficile conciliare la lotta alle dipendenze e il controllo della spesa dei giocatori, quando questi ultimi scelgono piattaforme aperte 24 ore su 24 e accessibili ovunque. Inoltre, nascondere la rete legale nei luoghi poco accessibili e poco visibili, gioca a favore dell’illegalità che per anni è stata relegata ai margini del mercato".
Con il gioco legale messo alla porta, quali sono le ricadute concrete sul mercato?
"Il risultato delle politiche proibizionistiche e fortemente restrittive che ormai da anni si stanno portando avanti, può essere solo uno: la distruzione dell’intera rete di gioco legale. I risultati per l’indotto economico è disastroso, basti pensare alla scomparsa di tutte le aziende autorizzate che operano nella filiera e che, per via di questo proibizionismo, non riescono più ad operare sul territorio. Infine, se tale situazione comporta uno spostamento della domanda di gioco presso il canale online, è bene rilevare che la resa di tale ambiente di gioco, in termini erariali, è decisamente più bassa rispetto alla modalità terrestre. Almeno questo dovrebbe allertare chi si occupa del bilancio dello Stato".
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