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Attualità e Politica

21/01/2016 | 16:40

Scommesse, Tribunale civile di Sassari: “Nessuna responsabilità per poliziotti che sequestrano agenzie senza concessione”

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scommesse tribunale civile sassari

ROMA - Non c’è alcuna responsabilità civile per gli agenti delle forze dell’ordine incaricati di sequestrare i centri trasmissione dati scommesse collegati a bookmaker senza concessione. Lo ha stabilito la seconda sezione civile del Tribunale di sassari, in due diverse sentenze, respingendo la domanda di Stanleybet, che aveva citato in giudizio sette militari autori delle azioni chiedendo allo stesso tempo per gli agenti la condanna ad un risarcimento per i danni, da stabilire in un altro giudizio. Secondo il bookmaker, andava accertata la responsabilità dei convenuti “per aver esercitato, in modo illegittimo e con colpa grave, un potere – quello di eseguire sequestri d’iniziativa – che l’ordinamento rimetteva alla loro piena discrezionalità”. Secondo i giudici civili, è obbligo della polizia giudiziaria “prendere notizia dei reati anche di propria iniziativa ed impedire che vengano portati a conseguenze ulteriori, e come per tale intervento non sia necessaria l'assoluta certezza dell'esistenza del reato. Inoltre, il titolare della ricevitoria nella quale è stato effettuato il sequestro era sprovvisto sia della concessione Aams sia della autorizzazione di pubblica sicurezza: i convenuti hanno agito in assoluta conformità ai loro doveri d’ufficio, con conseguente esclusione che nella loro attività potesse rinvenirsi un comportamento avente natura dolosa o colposa”. Non è poi fondato, sempre secondo il Tribunale di Sassari, l’appunto della Stanleybet in merito al fatto che i convenuti “abbiano violato i principi comunitari che consentivano la disapplicazione della normativa interna”. Il giudizio di disapplicazione di una norma interna in favore di una norma comunitaria “appartiene al Giudice e  pertanto l’attività interpretativa non può essere richiesta alle forze dell’ordine quando pongono in essere attività operative”, in particolare dopo una sentenza della Corte di Giustizia che – nel settembre 2013 – ha stabilito che un paese membro dell’UE possa subordinare al possesso di un’autorizzazione rilasciata dalle proprie autorità la possibilità, per un operatore, di “offrire servizi ai consumatori che si trovino nel suo territorio”. NT/Agipro

 

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