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Attualità e Politica

19/11/2015 | 12:38

Slot online, Consiglio di Stato: «Impraticabile assegnazione di un'esclusiva a concessionari fisici»

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ROMA - La regolamentazione di alcuni giochi online presenta aspetti discriminatori nei confronti dei concessionari che operano sulla rete fisica, ma sarebbe sbagliato correggere i punti critici affidando la gestione esclusiva di tali giochi ai concessionari. E' con questa motivazione che la Quarta sezione del Consiglio di Stato ha accolto l'appello dell'Agenzia Dogane e Monopoli contro Bplus. La società aveva chiesto  chiarimenti sull'offerta di giochi online "monoconcessione" come il Lotto, sostenendo la disparità di trattamento rispetto alla gestione di di slot e videlotteries a distanza. In primo grado, il Tar Lazio aveva accolto la richiesta di chiarimenti, senza però bloccare le slot online come avrebbe voluto Bplus; i giudici di Palazzo Spada hanno però sottolineato che - se fosse accolta la richiesta - le conseguenze sarebbero ancora più gravi: «Ciò che Bplus ha fin dall'inizio reclamato è non già l’adozione di correttivi o rimedi atti a ridurre o eliminare gli effetti distorsivi - si legge nella sentenza - bensì il riconoscimento di una vera e propria esclusiva nella gestione dei giochi in relazione ai quali è concessionaria, sostanzialmente analoga a quella riservata a favore del concessionario del lotto e dei giochi assimilati». Il Collegio però ritiene che «una tale soluzione, lungi dal determinare il venir meno delle evidenziate distorsioni delle corrette dinamiche concorrenziali nel mercato in questione, creerebbe in quest’ultimo un vulnus ancora più grave attraverso la sottrazione alle procedure di affidamento della gestione di una più o meno vasta categoria di giochi». L'apertura di «una zona franca» nell'articolato decreto con cui il gioco online è stato regolamentato «comporterebbe il rischio di apertura di ulteriori e diversi fronti di contenzioso da parte di altri soggetti, a loro volta asseritamente titolari di posizioni pregresse meritevoli di tutela». Il no del Consiglio di Stato non è una bocciatura in toto, quindi, ma la soluzione prospettata da Bplus non è praticabile: «Se anche può accedersi all’impostazione di fondo dell’originaria ricorrente circa gli effetti distorsivi e discriminatori prodotti dalla regolamentazione censurata, a questi non è possibile ovviare tramite l’estensione di posizioni di esclusiva o monopolio». LL/Agipro

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