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01/06/2016 | 15:01

Rivoluzione eSports: «Allenamento, etica e talento così nasce il Ronaldo dei videogame» (1)

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ROMA - C'è chi pensa che siano solo dei passatempi per adolescenti, più o meno cresciuti, invece i videogiochi sono una cosa seria. Così seria che i tornei tra 'videogamers', adesso, sono saliti ufficialmente al rango di vero e proprio sport: l’Asi (Associazioni sportive e sociali italiane) è stata riconosciuta dal Coni e, nel 2014, ha dato vita al settore Gec, Giochi Elettronici Competitivi, che disciplina sul territorio italiano i tornei, i giocatori, gli organizzatori di eventi e le aziende coinvolte nel comparto. «Al momento è difficile quantificare il fenomeno dei giocatori competitivi in Italia - spiega ad Agipronews Michele Bertocchi, Responsabile nazionale di Gec - ma è proprio per questo che abbiamo deciso di scendere in campo. In mancanza di una struttura univoca e competente, ci siamo detti che c'era bisogno di fare ordine». Se non quantitativamente, Bertocchi descrive qualitativamente il fenomeno: «I gamers competitivi italiani sono tutti molto giovani, tra i 15 e i 21 anni», con una netta prevalenza maschile nella composizione. Sulla questione minori, la serietà è massima: gli Under 18 «hanno pienamente diritto di associarsi e di partecipare alle manifestazioni sportive. Ogni nostra associazione ha a disposizione i moduli di liberatoria da far firmare ai genitori o ai tutori legali per queste evenienze». Se c'è competizione, gioco forza, bisogna prepararsi per battere gli avversari e nemmeno gli e-player sfuggono alla routine dell'allenamento: «Come qualsiasi altro sportivo, anche i giocatori competitivi si allenano ogni giorno. Solo che al posto di scendere in campo o in pista, prendono in mano il joypad o il mouse e si esercitano nel gioco con il quale poi affronteranno le sfide». Gli allenamenti durano dalle 3 alle 4 ore al giorno (di più è sconsigliato, sia per motivi di salute, ma anche perché sarebbe controproducente), ma non bisogna immaginare adolescenti isolati davanti a uno schermo, anzi: «Chi vuole può liberamente esercitarsi da solo a casa - spiega ancora Bertocchi - ma noi offriamo ai nostri atleti la possibilità di allenarsi in gruppo e di essere seguiti dai nostri coach». Uno sport per veri atleti, quindi: del resto anche il regolamento Gec, al punto 3.13, parla chiaro: niente alcol, niente droghe e divieto assoluto di fumo durante la gara. AG/Agipro (segue)

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