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Attualità e Politica

12/05/2020 | 08:29

Operazione "Mani in pasta": 91 arresti in tutta Italia, nel mirino dei clan anche le scommesse e le corse negli ippodromi

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ROMA - C'è anche la frode sportiva e il riciclaggio di denaro sporco realizzato attraverso l'acquisito di puledri di razza nell'inchiesta della Guardia di Finanza che ha portato all'arresto di boss e gregari mafiosi dei clan dell'Arenella e dell'Acquasanta di Palermo. L'operazione "Mani in pasta", in corso da stamattina con 91 arresti in tutta Italia, si è sviluppata tra Palermo e Milano: l'inchiesta, che disarticola due famiglie di spicco di Cosa nostra palermitana, ha svelato gli interessi dei clan negli appalti e nelle commesse sui lavori eseguiti ai cantieri navali di Palermo, nelle attività del mercato ortofrutticolo, nella gestione delle scommesse online e delle slot-machine, oltre che in quella del traffico di droga e nelle corse dei cavalli.
Cosa nostra, si apprende, ha investito nel settore dell'ippica e avrebbe truccato gare corse in ippodromi di Torino, Villanova d'Albenga, Siracusa, Milano e Modena. In particolare dall'inchiesta, che ha portato anche al sequestro di 12 cavalli, è emerso che l'uomo della cosca nel mondo dell'ippica era Mimmo Zanca, già arrestato in passato, e incaricato di gestire la combine all'interno degli ippodromi, corrompendo e minacciando chi si opponeva. La lista delle attività commerciali sottoposte al racket del pizzo è comunque lunghissima. Sono stati sequestrati anche beni del valore di circa 15 milioni di euro. Il blitz è in corso in Sicilia, Lombardia, Piemonte, Liguria, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Marche e Campania. 

Nell'ambito dell'operazione "Mani in pasta" sono emersi anche forti interessi della criminalità organizzata nel settore dei giochi e delle scommesse. I magistrati parlano di una corsa all'accaparramento di «punti gioco» e sale scommesse diffusi sul territorio e che operano la raccolta delle scommesse sportive o del gioco online. Scommesse gestite illecitamente ed attraverso l'utilizzo esclusivo del denaro contante. «Il tutto - dice il giudice - secondo relazioni di tornaconto reciproco, giacché Cosa Nostra può contare su 'professionisti' seri ed obbedienti e costoro su una rete di protezione che li mette al riparo dai comuni rischi di impresa». 

 

RED/Agipro

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