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Attualità e Politica

26/04/2018 | 08:53

Giochi, Toti (Pres. Liguria): "Nuova legge non è sanatoria, slot ridotte del 50%"

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ROMA - «Io ho la coscienza a posto. La nuova legge sul gioco d'azzardo che presentiamo in Consiglio regionale recepisce i termini dell'intesa raggiunta in Conferenza delle regioni con il governo, non senza una lunga gestazione, e penso si sia trovato un buon equilibrio a livello nazionale. Non si tratta di una sanatoria, perché si prevede una progressiva riduzione sino al 50% delle slot machine». Lo ha detto, in un'intervista a Repubblica, il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti. «Intorno all'azzardo le esigenze sono molteplici e devono stare in equilibrio. Quando in Italia alcuni anni fa si decise di legalizzarlo, lo si fece nella convinzione che il gioco illegale avesse creato amplissime sacche di guadagno e di gestione da parte della criminalità organizzata. Dopo alcuni anni si è arrivati a una nuova formulazione che tenga conto della ludoptatia, che è cresciuta nel frattempo insieme con una maggiore sensibilità sul problema», ha continuato. Non bisogna «ignorare un fenomeno che c'è e cercare di regolamentarlo, senza lasciarlo alla criminalità organizzata», e poi si deve «garantire agli esercizi commerciali che campano anche grazie a questo la possibilità di sopravvivere. Ricordo che questa intesa è stata raggiunta con un sottosegretario, Pier Paolo Baretta, che è del Pd», sottolinea. 

Secondo la nuova legge della Regione Liguria, «è previsto che cali il numero di punti all'interno dell'esercizio. Ma già a fine aprile in Liguria il gioco si ridurrà, è prevista una graduale eliminazione di slot sino al 50%». Nella nuova legge, però, spariscono palestre e scuole elementari dai luoghi sensibili. «Non credo che un bambino di scuola elementare corra il rischio di giocare alle macchinette, ne che ci sia un'associazione tra attività fisica in palestra e ludopatia. Ma naturalmente sono pronto ad accettare osservazioni», spiega. «La normativa non è un testo blindato, anche se ho già spiegato che ritengo imprescindibili gli elementi del legislatore nazionale. Sono aperto alla discussione e molto verrà lasciato all'autonomia dei sindaci», prosegue. «L'accordo raggiunto con il sottosegretario Baretta prevede che le regioni applichino uniformemente i criteri adottati, e noi ci siamo regolati di conseguenza, cosa che ritengo giusta perché altrimenti si   determinerebbero effetti perversi, con paesi a poca distanza di chilometri uno dall'altro ma in regioni diverse, in cui c'è e non c'è la slot. Poi, è stata lasciata facoltà a alcune regioni particolarmente colpite di inasprire la normativa nazionale. Qualcuno ha gettato il cuore oltre l'ostacolo, con normative più restrittive, gli auguro in bocca al lupo ma non è detto porti risultati efficaci, si rischia di lasciare al gioco illegale margini di crescita ulteriore. Senza contare che questi esercizi, oltreché posti di lavoro hanno una valenza sociale», spiega. «Per alcuni esercenti una o due slot consentono al bar tabacchi di restare aperto e di essere l'unico presidio in paesi che altrimenti chiuderebbero. E ricordo che noi non abbiamo alcun interesse economico, perché il gettito del gioco d'azzardo finisce tutto nelle casse dello Stato», conclude Toti. «La vera questione è anche un'altra. Il vizio del gioco si combatte a monte anche con campagne educative e questo nella legge è previsto. Peccato che per ora noi non si sia potuto andare avanti a causa di un ricorso al Tar da parte del Codacons, che lamenta di non essere stato consultato».
RED/Agipro

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