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Attualità e Politica

21/11/2018 | 12:29

Limiti orari a Roma, i legali delle società: "Più della metà dei dipendenti verso il licenziamento"

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LIMITI ORARI ROMA TAR LAZIO UDIENZA

ROMA - L'ordinanza sui limiti orari del Comune di Roma «provocherà una contrazione dei ricavi del 64%» alle maggiori sale slot della Capitale, «e comporterà il licenziamento di più della metà dei dipendenti». Così i legali delle società di gioco nell'udienza al Tar Lazio contro il provvedimento entrato in vigore lo scorso giugno. Per la prima volta, oltre alle società proprietarie delle sale, si è rivolto al tribunale amministrativo anche un massiccio gruppo di lavoratori assunti dalle aziende. 
Più di 200 persone si sono costituite "ad adiuvandum" (a sostegno cioè di una delle società ricorrenti): «Il provvedimento riguarda anche loro, visto che rischiano il licenziamento entro Natale - spiegano gli avvocati - ma i lavoratori coinvolti sono ovviamente di più. Parliamo di dipendenti impiegati in tutta la Capitale, tra sale slot, vlt e scommesse». Un paradosso secondo gli operatori di gioco, considerato che i giocatori patologici di Roma censiti al Sert nel 2017 erano «solo» 323. Altra perplessità riguarda il mancato censimento delle sale, prima dell'emissione del provvedimento: «L'analisi è stata fatta sulle Scia, non sui locali. Non c'è dunque un dato reale sulle sale, e non è stata applicata nessuna differenziazione tra locali specializzati - che hanno un alto numero di dipendenti e la cui attività principale è quella degli apparecchi da gioco - e i negozi generalisti come bar e tabaccherie, su cui la riduzione di orario pesa in misura minore».

Secondo i legali degli operatori, l'ordinanza di Roma presenterebbe una contraddizione di fondo: il provvedimento fa riferimento all'intesa sul riordino dei giochi siglata in Conferenza Unificata nel 2017; in quel documento, però si parlava di interruzioni orarie non superiori alle sei ore al giorno, dunque in misura più bassa rispetto a quello disposto a Roma. Gli operatori di gioco hanno poi sottolineato la sproporzionalità dell'ordinanza: a fronte di dati piuttosto bassi sui giocatori patologici sul territorio (circa lo 0,008% della popolazione) «un provvedimento del genere non è giustificato».

L'ordinanza del Comune di Roma è basata su un'istruttoria «svolta non correttamente»: i legali degli operatori di gioco, infine, puntano il dito sulla carenza di dati concreti alla base dei limiti orari della Capitale, «compresi quelli dei Monopoli. Disposizioni di questo tipo - sostengono davanti al Tar Lazio - richiedono necessariamente uno studio del fenomeno». In questo caso «i dati sono stati richiesti, ma il Comune non ha aspettato di riceverli: l'ordinanza è quindi entrata in vigore senza un riscontro sui numeri effettivi del gioco a Roma», circostanza confermata anche dai Monopoli nelle memorie depositate al tribunale. In questo modo «si mette in crisi un sistema economico e produttivo che non può reggere una riduzione così pesante degli orari».

LL/Agipro

 

 

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