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Attualità e Politica

27/05/2021 | 12:01

Operazione "Apate" a Catania: 13 arresti e 65 indagati per gioco illegale, sequestrate 38 agenzie e beni per 30 milioni di euro

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Operazione Apate Catania arresti gioco illegale

ROMA - Sono 65 gli indagati nell'ambito dell'operazione "Apate" scattata questa mattina nel Catanese, per reati di associazione per delinquere finalizzata all’esercizio abusivo di attività di gioco e scommesse, truffa aggravata ai danni dello Stato ed intestazione fittizia di beni, commessi utilizzando agenzie e punti scommesse riconducibili a società operanti all'estero (Austria, Bulgaria e Malta) mediante diverse reti di gioco online finalizzate alla raccolta abusiva di scommesse su eventi sportivi e al gioco su varie piattaforme.
Le indagini hanno riguardato una vasta rete di agenzie con a capo un imprenditore vicino alle famiglie mafiose catanesi Santapaola e Cappello, con le quali ha intrattenuto nel tempo relazioni che ne hanno favorito lo sviluppo imprenditoriale prima nel settore delle macchinette da gioco e, successivamente, nel gioco a distanza. L’uomo è riuscito ad estendere progressivamente la sua area di influenza, imponendo le slot machine negli esercizi commerciali nei territori governati da Cosa nostra o da altri gruppi criminali, sfruttandone la capacità di intimidazione e del controllo del territorio proprio di quelle famiglie mafiose. 
Al principale indagato, che è stato condotto in carcere, viene contestato anche l’art. 75 del Codice antimafia per aver violato la sorveglianza speciale; per altri 12 indagati sono stati disposti gli arresti domiciliari e in un solo caso l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Sono state sottoposte a sequestro 38 agenzie di scommesse ubicate nella città e nella provincia di Catania, in provincia di Agrigento, Messina, Siracusa ed Enna, con relativo patrimonio aziendale, beni mobili e immobili, conti correnti e rapporti finanziari il cui ammontare complessivo è pari a circa 30 milioni di euro, calcolato sulla base del valore delle singole concessioni e del volume d’affari sviluppato dalle agenzie nel periodo delle indagini. Tramite i canali della cooperazione internazionale di polizia, coordinati dalla Direzione Centrale della Polizia Criminale, dovrà essere notificato in Spagna il sequestro di un’agenzia ubicata a Catania, risultata intestata ad un soggetto italiano trasferitosi in Catalogna alla fine del 2020.

Le indagini sono scattate dalle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia utili a comprendere pienamente le infiltrazioni criminali nel gambling online, nel quale lo stesso collaboratore operava come imprenditore affermato. La rete criminale usufruiva, in via principale, di cinque piattaforme online, quali Asso, Vegas, Vegasbet, netslot.net – netslot.eu, imperium-games.net (cosiddette total black, in quanto sprovviste di qualsiasi autorizzazione dell’Agenzia dei Monopoli) destinate apparentemente al gioco a distanza, ma adibite in realtà alle scommesse da banco. Il promotore esercitava un’illecita intermediazione tra punti gioco e bookmakers con una precisa struttura organizzativa che si avvaleva di un centro logistico di controllo, ubicato alla periferia di Catania, sottoposto a sequestro, dove i diversi associati avevano accesso al pannello di controllo dei bookmakers.
Dall’attività investigativa è emerso come il capo dell’organizzazione garantisse periodici emolumenti di mantenimento ai familiari di un esponente di primissimo piano del clan Santapaola, scarcerato di recente. Il ruolo di messaggeri ed emissari per la consegna del denaro veniva svolto da due soggetti, padre e figlio, entrambi colpiti dalla misura cautelare. Le indagini tecniche svolte, inoltre, non lasciano dubbi sull’utilizzo della metodologia mafiosa nella riscossione dei crediti e sulla propensione a favorire esponenti criminali vicini alle cosche mafiose. Diverse agenzie sono risultate ad appannaggio di esponenti mafiosi, in quanto gestite direttamente o per il tramite di familiari o soggetti a loro collegati. Oltre ai 13 arrestati, le altre persone colpite dalle misure cautelari sono per lo più i diretti collaboratori dell’indagato principale, che operavano alle sue dipendenze con compiti e mansioni specifiche.
RED/Agipro

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