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Attualità e Politica

05/12/2017 | 10:42

Poker internazionale, frenata dell’Italia: dubbi degli operatori e scenario politico incerto, partite rinviate di almeno un anno

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Poker internazionale operatori

ROMA - Il lancio delle partite di poker internazionali, in attesa di un assetto politico e istituzionale più stabile, non è una priorità per l’Italia. Niente sperimentazione entro la fine del 2017, dunque, come sembrava più che probabile dopo la firma – il 6 luglio a Roma – dell’accordo tra Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e i regolatori di Portogallo, Spagna e Francia. Il progetto insomma finisce in freezer per almeno un anno, spiegano ad Agipronews fonti istituzionali, tenendo conto del tempo che sarà necessario per la pubblicazione e l’implementazione delle modifiche al protocollo di comunicazione tra operatori e Sogei. Eppure, la nuova modalità di gioco – era scritto nella nota stampa diffusa dopo la sigla dell’intesa – doveva servire ad incrementare “la cooperazione e lo scambio di informazioni tra le Autorità al fine di consentire la condivisione della liquidità tra gli operatori di poker online titolari di concessione, a combattere il mercato illegale e le frodi, garantendo la protezione dei giocatori e il rispetto delle disposizioni in materia di antiriciclaggio”. La creazione di una piattaforma tecnologica internazionale avrebbe permesso ai “player” dei quattro Paesi - attualmente obbligati a giocare solo con avversari “nazionali” - di sfidarsi nelle diverse varianti del poker, dai tornei al cash game. Ma il quartetto, per un bel pezzo, dovrà fare a meno dell’Italia. In questi mesi, d’altronde, si sono susseguiti interventi contrari al “pooled poker”, come lo chiamano all’estero. Il primo ad aprire il fuoco era stato Fabio Cairoli, Ad di Lottomatica, seguito dai vertici della Federtabaccai e da diversi altri operatori che avevano espresso la propria contrarietà all’iniziativa. Il caso era arrivato poi in Parlamento. Il senatore del Pd Franco Mirabelli aveva presentato a inizio ottobre un’interrogazione al ministro dell’Economia, Piercarlo Padoan, per sapere se il Ministro “non ritenga di dover intraprendere iniziative per evitare l’utilizzo della liquidità internazionale sul poker online nel nostro Paese, in considerazione dei rischi connessi a un’ulteriore apertura del mercato online che potrebbe diventare uno strumento per il riciclaggio nell’ambito di operazioni transnazionali”. La risposta ufficiale del ministero non è ancora arrivata. 

 Secondo quanto riferito ad Agipronews dagli esperti delle poker room nazionali, il rilancio del mercato – in caso di lancio della liquidità - sarebbe stato di breve durata. Con il passare dei mesi si sarebbe creato uno squilibrio tra giocatori molto esperti e semplici amatori, con il progressivo impoverimento delle piattaforme stesse. I player più esperti – secondo uno scenario disegnato dagli oppositori del progetto - sarebbero stati i veri beneficiari dei tavoli condivisi, a fronte di uno scarso interesse da parte dei giocatori “amatoriali”. Il recupero del gioco illegale, inoltre, non sarebbe un elemento rilevante, dal momento che il fenomeno in Italia – almeno per quanto riguarda il poker online - è in forte contrazione. Potrebbe poi avvenire un fenomeno di erosione del gettito erariale, almeno a medio termine: l’aumento dello squilibrio tra professionisti e altri giocatori favorirebbe lo spostamento del denaro, e dunque il pagamento delle imposte, verso altri paesi. Di tutt’altro parere è l’Associazione Logico, che rappresenta dieci concessionari internazionali presenti nel mercato italiano del gioco legale online: “Lo standard delle rispettive misure antiriciclaggio, seppure realizzato con diversi strumenti da Paese a Paese” è “adeguato a garantire la sicurezza e la tutela dei giocatori italiani”. In merito alle possibilità di frodi, la liquidità condivisa “non comporterebbe alcun rischio ed anzi, aumenterebbe le tutele per i giocatori” sostiene ancora l’associazione, “più grandi sono le dimensioni dei network controllati, più è possibile identificare rapidamente i giocatori che tentano di colludere o di frodare gli altri”. L’avvocato Valèrie Peano e il consulente Giovanni Carboni, infine, in un articolo pubblicato da LexandGaming, hanno sottolineato che “La mancata attuazione da parte dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli pare certamente inopportuna, non solo per l’imbarazzo nei confronti delle altre Autorità firmatarie le cui garanzie di sicurezza e legalità sembrano oggi essere messe in discussione. E’ poi ingiustamente penalizzante nei confronti delle aspettative delle aziende che - a seguito della stipula dell’accordo - hanno assunto decisioni di investimento nel mercato italiano, per prepararsi alla liquidità condivisa. Non ultimo, sarebbe incomprensibile e deludente per gli stessi giocatori consumatori che da anni attendono tale cambiamento”. Il poker a torneo ha registrato una spesa complessiva di 7,1 milioni a novembre (+73,5%) e di 76 milioni da inizio 2017 (+22%). Terzo mese in positivo per il gioco in modalità “cash”, che ha sfiorato i 5,8 milioni di GGR nell’ultimo mese (+27,1%), mentre negli undici mesi il totale è di 63,8 milioni, con un calo dell’1,4% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

NT/Agipro

 

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