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Attualità e Politica

30/11/2018 | 11:09

Operazione “Rouge et Noir“: Tribunale Roma dispone stralcio della posizione di Francesco Corallo

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ROUGE ET NOIR TRIBUNALE ROMA FRANCESCO CORALLO

ROMA - I giudici della Quarta sezione penale del Tribunale di Roma hanno disposto lo stralcio della posizione di Francesco Corallo nel processo "Rouge et Noir". Si tratta dell'inchiesta che a dicembre del 2016 aveva portato all’arresto dell'imprenditore. Dieci le persone coinvolte nella vicenda, tra cui anche l’ex presidente della Camera, Gianfranco Fini, sua moglie Elisabetta Tulliani, con il fratello Giancarlo e il padre Sergio e l’ex parlamentare Amedeo Labocetta. Le accuse vanno dal peculato, al riciclaggio e sottrazione fraudolenta di imposte all'associazione a delinquere. Lo stralcio della posizione di Corallo è stato deciso in seguito a un vizio di notifica del decreto che ha disposto il giudizio e l'udienza preliminare. Il procedimento dovrà dunque ripartire dal Gup, che deciderà sul nuovo rinvio a giudizio. È stata invece rinviata al 12 febbraio 2019 l'udienza degli altri imputati coinvolti nel processo. I giudici hanno respinto l'eccezione degli avvocati di Fini e della famiglia Tulliani, secondo cui la posizione di Corallo è inestricabilmente legata a quella degli altri imputati; su questa base è stata chiesta la restituzione degli atti e la regressione totale del procedimento. I giudici non hanno però ravvisato una relazione tale da accettare la richiesta.

I fatti risalgono al 2008 e nel fascicolo della Procura si parla di un giro di riciclaggio di oltre 7 milioni di euro. A tanto ammonterebbero i profitti illeciti accumulati da Sergio e Giancarlo Tulliani, insieme alla moglie dell’ex presidente della Camera. I Tulliani dopo aver ricevuto, attraverso le loro società offshore, ingenti trasferimenti di denaro disposti da Francesco Corallo, giustificati con documenti contrattuali fittizi, avrebbero trasferito e occultato, con frazionamenti e movimentazioni, il profitto illecito dell’associazione utilizzando conti accesi in Italia e all’estero.
L’inchiesta della Dda è poi arrivata all'appartamento di Montecarlo, che Giancarlo Tulliani acquistò con i soldi di Corallo proprio attraverso la creazione di due società off-shore, pagandolo poco più di 300 mila euro nel 2008 (la cessione dell’immobile nel 2015 fruttò più di un milione di dollari). Secondo gli inquirenti, in quel periodo l’attività imprenditoriale di Corallo sarebbe stata agevolata da leggi ’ad hoc’ approvate su indicazione di Gianfranco Fini. Anche l’affare immobiliare di Montecarlo, sempre secondo i magistrati, venne deciso da Fini “nella piena consapevolezza delle condizioni”. 
A Corallo viene inoltre contestata "una serie di reati di peculato, riciclaggio, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte" e dell'appropriazione "di ingenti somme di denaro (oltre 85 milioni di euro) corrispondenti al mancato pagamento dei tributi erariali". Nel mirino del pm Barbara Sargenti anche il trasferimento di 150 milioni di euro su conti correnti esteri, "al fine di sottrarsi al pagamento delle imposte dovute". LL/Agipro

 

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