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Attualità e Politica

10/04/2019 | 12:30

Bando scommesse, Ughi (Obiettivo 2016): “Lo Stato deve riprendere la gestione del territorio, altrimenti si andrà avanti a colpi di proroga”

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Ughi Obiettivo 2016

ROMA - «Fino a quando lo Stato non si riprende la gestione del territorio - dicendo dove collocare i punti gioco - non si può fare una gara per numeri: magari per concessioni, ma non per numeri». E’ quanto dichiara Maurizio Ughi, amministratore unico di Obiettivo 2016, commentando il parere del Consiglio di Stato sui prossimi bandi di gara per il settore giochi. «La gara per numeri è interessante per contingentare, in alto o in basso il settore, mentre per concessioni si potrebbe fare senza limiti numerici, con la gestione dei punti e la distribuzione sul territorio gestita dai singoli Comuni o Enti Locali - dice ancora Ughi - Lo scenario più probabile è che non si faccia nulla, questo ping pong non porterà a nulla, L’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli si muove all’interno di un contesto che non può modificare o regolamentare, non ne ha il compito. Deve essere il Governo che dovrà prendere la questione e metterci testa e cuore, e anche la faccia di fronte all’opinione pubblica, altrimenti si resterà in questo stallo». Lo scenario più probabile, secondo Ughi, è che «si andrà a colpi di proroghe, che per quanto illegittime mi spaventano meno. Mi spaventano di più i colpi di coda di Comuni e Regioni, che prendono decisioni autonome perché non lo fa lo Stato».

«Del resto se il gioco facesse male gli effetti negativi sarebbero ovunque, non ci sono danni a Trieste che non valgono a Palermo - sottolinea ancora - quindi serve una regola nazionale per la protezione dagli abusi da gioco, non può essere data da una Regione che magari adotta misure differenti da un’altra». Infine Ughi sottolinea alcune criticità presenti nel bando, che emergono dal documento del Consiglio di Stato. «Sono rimasto sorpreso leggendo il parere, perché si evince dalla risposta che l’amministrazione ha preparato una gara per assegnare blocchi da almeno 50 punti vendita. Ritengo sia un requisito non condivisibile. Non si capisce se questa previsione sia stata fatta per restringere il campo dei concessionari, visto che comunque parteciperanno centinaia di soggetti. Il risultato sarà danneggiare tanti piccoli operatori con cinque o sei punti vendita, che avrebbero potuto partecipare dopo aver lavorato bene per lo Stato e l’amministrazione. Una misura del genere sembra pensata per i grandi concessionari, mentre dovrebbe essere negoziata in un confronto con le associazioni di categoria per tutelare i piccoli imprenditori, anche loro hanno diritto a essere rappresentati e tutelati».

PG/Agipro

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