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Attualità e Politica

16/05/2018 | 12:50

Bologna, gioco lecito “sotto sfratto”, il consiglio dell'avvocato: «Ricorso subito»

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ROMA - Fare ricorso, e subito: questo il consiglio agli operatori bolognesi da parte dell'avvocato amministrativista Filippo Boccioletti, che sta collaborando con Astro nel monitorare l'applicazione della legge regionale antiludopatia in Emilia Romagna. L'appello dell'avvocato cade due giorni dopo l'approvazione del regolamento sui giochi del Comune di Bologna, che riporta in allegato la mappatura dei luoghi sensibili. Due documenti che, secondo Boccioletti, rappresentano la «condanna alla chiusura di tutti gli operatori (sale giochi, gestori di attività con apparecchiature ecc.) che si trovino a meno di 500 metri dai numerosissimi luoghi sensibili censiti dal Comune. Si tratta di atti amministrativi con cui l’amministrazione comunale individua, seppur senza identificarli uno per uno, tutti gli imprenditori che dovranno chiudere o trasferirsi». 

A giudizio dell'avvocato, «la lesività diretta del regolamento (che entrerà in vigore il 29 maggio, ndr) e della allegata mappatura è pacifica. Per questo motivo, al fine di evitarne l’accettazione, il regolamento e i relativi allegati devono essere impugnati da chi si trova a meno di 500 metri dai luoghi sensibili e non voglia chiudere o trasferirsi».

Il singolo operatore non troverà il proprio nome nei documenti approvati dal Comune e non vi sarà un elenco specifico delle attività da chiudere, ma questo non deve indurre gli interessati ad evitare o posticipare il ricorso: «L’Amministrazione Comunale, infatti, qualora non venisse impugnato il suo atto deliberativo ritualmente pubblicato sull’albo pretorio, potrà sempre eccepire l’acquiescenza a detto atto, vanificando ulteriori azioni e iniziative giudiziarie». 

Vero è che il prossimo step sarà la comunicazione di chiusura o di trasferimento inviata ad ogni operatore, «ma il Comune – prosegue Boccioletti - potrebbe strategicamente posticipare questo adempimento oltre i termini di impugnazione della propria delibera. Ciò renderebbe inutile il ricorso avverso la comunicazione formale diretta ad informare dell’obbligo di chiusura o delocalizzazione, in quanto la tardiva impugnazione della delibera rischierebbe di qualificare inammissibile detto ricorso, con conseguente “irrevocabilità” dell’ordine di chiusura o di delocalizzazione». 

Il termine per l’impugnazione al Tar è di 60 giorni, decorrenti all’entrata in vigore della deliberazione del Consiglio Comunale; il ricorso dovrà, pertanto, essere notificato entro e non oltre il 28 luglio 2018.
RED/Agipro

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