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Attualità e Politica

21/01/2021 | 15:05

Esports – Il legal partner di Oies: “Serve normativa chiara o si rischia che la regolamentazione insegua il business come già accaduto per il gaming”

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ROMA - «Fino a quando non ci sarà una normativa chiara che regola gli Esports vivremo sempre in una situazione borderline per tutti gli elementi del settore: betting, giocatori, match fixing. L’idea del Manifesto Legale nasce proprio per mettere fine a questo buco legislativo». Luca Giacobbe, avvocato dello Studio Giacobbe Tariciotti e Associati e legal partner di Oies, spiega la genesi del documento, stilato insieme al team di studi legali che collaborano con l’Osservatorio Italiano degli Esports, nato per dare finalmente una normativa al movimento. 

«Nel maggio dello scorso anno, in pieno lockdown, siamo stati i primi a legarci all’Oies consapevoli delle potenzialità, in ambito di marketing e betting, all’interno di questo settore» spiega Giacobbe ad Agipronews.  Un settore così in ampia espansione ha bisogno di norme ben precise però: «Assolutamente sì. Altrimenti si rischia, come accaduto in passato anche per il gaming tradizionale, che la regolamentazione si trovi ad inseguire il business una volta che il fenomeno si sarà affermato». Le tempistiche sono un aspetto fondamentale della questione: «Partiamo dal fatto che si sta prendendo sempre più consapevolezza sul fenomeno Esports. È un segmento in espansione che ha bisogno di testimonial per affermarsi definitivamente. Mancando però uno scenario definito dal punto di vista normativo e organizzativo, tutto diventa più complicato. Solo nel momento in cui gli Esports saranno riconosciuti quale disciplina sportiva, così come accade all’estero, allora gli atleti potranno essere contrattualizzati e formati. L’obiettivo a lungo termine è far sì che gli Esports vengano equiparati a una Disciplina Sportiva Associata al fine di farne una vera e propria Federazione». L'aspetto più delicato porta alla tutela dei giocatori che, spesso, sono minorenni: «Una normativa per gli Esports tutelerebbe non solo gli atleti ma anche la regolarità dei giochi evitando così di incappare nel match fixing o nel doping. Oggi entrambi i fenomeni, non essendoci una normativa che tutela disciplina e giocatori, non possono essere sanzionati. Al contrario si dovrebbe partire introducendo dei codici etici per le squadre. Questo porterebbe a un registro ufficiale di giocatori che verrebbero bannati in caso di irregolarità. Bisogna partire con una cultura della legalità e del senso sportivo: ovviamente tutto questo in attesa di una normativa che cambierebbe completamente il settore».

GB/Agipro

 

 

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