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Attualità e Politica

04/07/2016 | 11:49

Gioco online illegale: con condoni e inchieste tutti in fuga a Curacao, zero tasse e licenze “all inclusive” a 30mila euro

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gioco online curacao

ROMA - Il posto più trendy per chi gestisce dall’Italia siti di gioco non autorizzati è ora Curacao, nelle Antille olandesi. In quest’isola nel mar dei Caraibi, davanti al Venezuela, acquisire una licenza di gioco online è davvero semplice: poche formalità, anonimato praticamente garantito, niente Iva, tassazione al 2% sul margine e tante società di consulenza che – per 30mila euro – forniscono un servizio “licenza in mano” all inclusive. I tempi sono cambiati: il business “borderline” da Malta – a partire dal terremoto dell’operazione “Gambling” di un anno fa, quando la Procura Antimafia arrestò decine di persone e sequestrò beni per due miliardi di euro – è diventato troppo rischioso e, per questo, gli imprenditori hanno scelto di attraversare l’oceano e spostarsi ai Caraibi per i propri affari. Così, decine di siti operano con licenza caraibica in tutta Italia, e in particolare in Sicilia, Puglia, Calabria, Campania: cambiano le sigle ma, secondo fonti del settore, non i personaggi che muovono i fili dell’industria del gioco verso l’estero. D’altronde, la doppia sanatoria – nel 2015 e 2016 – ha portato all'uscita dal mercato del gioco senza licenza in Italia alcuni dei principali operatori presenti in Italia (Goldbet, SKS365 e Betaland), oltre a sigle come Easyworld e Wls. A questo si è aggiunto il colpo da KO inferto dalle procure prima a BetUniQ e poi alla piattaforma di poker "Dollaro".

Il fenomeno della raccolta non autorizzata sembra quindi in declino, anche grazie ai passi in avanti del prodotto scommesse; il cambio di tassazione, i palinsesti complementari con il nuovo protocollo e l'attesa riduzione della scommessa minima (anche per le colonne dei sistemi), potranno ulteriormente modificare la percezione del prodotto .com, che ha perso il titolo di “più conveniente", e rendere più competitiva l'offerta legale “.it”. Allo stesso tempo, secondo gli addetti ai lavori interpellati da Agipronews, l'uscita degli operatori meglio strutturati renderà nel tempo l'offerta “.com” meno affidabile per le reti commerciali e per i giocatori stessi, favorendo il passaggio verso il più sicuro ed affidabile mercato regolamentato. Segni di questo cambio di percezione sono già visibili anche in territori maggiormente ostici verso l'offerta legale, come la Sicilia e la Campania. In queste settimane, qualcosa sta però tornando a muoversi, con la “rinascita” dell’offerta “.com” attraverso nuove piattaforme tecnologiche create spesso da professionisti in passato operanti per società scomparse dopo azioni di polizia giudiziaria. Per rendere la vita difficile agli inquirenti, poi, il business è stato “frantumato” in un numero assai elevato di skin (i siti cioè che rivendono il prodotto di un concessionario Adm o di un licenziatario estero) e attraverso marchi che nascono e muoiono in tempi rapidi per evitare azioni della magistratura. Il meccanismo è apparentemente semplice: le reti commerciali, guidate normalmente da un "master" con esperienza negli operatori ora divenuti legali, sono a caccia di piattaforme in grado di offrire funzionalità avanzate per il betting, palinsesti completi, modalità di gestione dei principali strumenti di pagamento, accettazione illimitata. Gli incassi sono elevati ma non eccezionali, nell’ordine di un milione di euro settimanali, e “girano” sotto siti con licenza caraibica o skin dai nomi tanto esotici quanto sconosciuti: quasi scontato che - aprendo i siti offshore - al menu “chi siamo”, spesso l’utente trovi una pagina desolatamente vuota. 
NT/Agipro

 

 

 

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