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Attualità e Politica

07/10/2016 | 18:20

Sponsor Nazionale, Lusek (Cei): «Questo accordo è doping comunicativo»

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intralot nazionale scommesse

ROMA - «Se una società è chiamata ad essere educante, tutti i soggetti sono chiamati ad un supplemento di responsabilità. Altrimenti si è irresponsabili, si veicola un messaggio che è un vero e proprio doping comunicativo». Lo afferma il direttore dell'ufficio Cei per la pastorale del tempo libero, turismo e sport, monsignor Mario Lusek, in un'intervista a Tv2000. Il sacerdote commenta in questi termini l' accordo della Nazionale italiana di calcio con un'azienda che si occupa di giochi e scommesse. «Questo accordo - denuncia Lusek - è prima di tutto una provocazione sociale e diventa anche un problema e un rischio educativo molto grosso. Soprattutto colpisce la definizione che questo accordo è stato siglato per affinità culturali. Se queste sono le affinità culturali di una Federazione di gioco che dovrebbe aver imparato dal passato e dalla sua storia la necessità di intraprendere circuiti virtuosi, diventa tutto ancora più problematico soprattutto per il modello educativo che veicola». Secondo monsignor Lusek, «definire affinità culturale la sponsorizzazione di una società di gioco d'azzardo nei confronti dello sport pulito rompe un circuito virtuoso».

Sulla stessa posizione si schierano i vescovi italiani, secondo i quali «è auspicabile un passo indietro della Federazione Italiana Giuoco calcio» riguardo all'accordo di sponsorizzazione. «Secondo me - spiega monsignor Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto e responsabile della commissione Cei competente in materia - un passo indietro è necessario, perché è come avallare una fonte di sofferenza sociale, di dolore: perché noi siamo a contatto con le famiglie che hanno persone coinvolte nel gioco, ed è un dramma grandissimo - prosegue - Questa notizia sullo sponsor della Nazionale mi addolora e mi preoccupa non poco. I valori che lo sport dovrebbe trasmettere sono ben altri». RED/Agipro

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