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Attualità e Politica

10/10/2018 | 17:11

ll Viminale vuole salvare un casinò, il ministro Bonisoli, sdegnato, non vorrebbe i soldi dal Lotto per i restauri: la strana giornata del Governo nel vortice della contraddizione

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ROMA - Tra il Ministero dell'Interno e quello dei Beni Culturali passano poche centinaia di metri. Ieri però, spiravano impetuosi venti opposti, almeno per quel che riguarda l'atteggiamento del Governo per il settore dei giochi. «L'obiettivo del Governo è trovare una soluzione per garantire la sopravvivenza del Casinò di Campione», spiegava una nota del Viminale scritta a quattro mani con il Mef. «Sono contrario alle sponsorizzazioni culturali da parte delle società di gioco. Non vorrei un singolo euro dal gioco del lotto», tuonava dal Mibac il ministro Bonisoli. E dunque, da una parte una istituzione storica del gioco da salvare, in nome dei circa 500 lavoratori che dopo l'istanza di fallimento dello scorso giugno stanno per affollare la schiera dei disoccupati; dall'altra, tutto lo sdegno del ministro per un sostegno alla cultura evidentemente “impuro”, visto che viene dall'esecrato mondo dei giochi, che il Vicepremier Di Maio ha più volte definito “immorale”.

Vale appena la pena ricordare che esiste in Italia una legge del 1996, in base alla quale il Lotto versa una parte della quota erariale al Ministero dei Beni Culturali, che con quei soldi sostiene e rivitalizza il patrimonio architettonico e artistico nazionale, storicamente bisognoso di aiuto. Per fare qualche esempio, particolarmente robusto fu tra il 1998 e il 2006 il piano di interventi sugli Uffizi, con uno stanziamento di oltre 49 milioni. Beneficiati in varia misura la Basilica di Massenzio, la Domus Aurea e le Terme di Caracalla a Roma, il Duomo di Pavia e il Palazzo Ducale di Mantova, il Teatro Petruzzelli di Bari. Dall’approvazione di quella legge a oggi, oltre 1 miliardo e 800 milioni di euro sono stati destinati a questo scopo di utilità sociale, consentendo di intervenire su più di 600 monumenti in tutt’Italia. A parte l'impatto di questi interventi sulla realtà di un Paese che fatica terribilmente a mantenere la sua enorme mole di siti culturali, il discorso scivola anche sull'occupazione. Se gli impiegati del Casinò di Campione sono da tutelare, non meno importante è la cospicua e qualificata forza lavoro che viene attivata con i fondi del Lotto devoluti al patrimonio artistico: restauratori, architetti, artigiani, consulenti, ecc. E non solo: una accurata analisi delle voci di spesa consente di rilevare come in ciascuna delle aree di intervento buona parte delle risorse venga destinata a contratti di stabilizzazione per ex lavoratori socialmente utili. Che con il Lotto hanno vinto anche senza giocare.

MF/Agipro

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