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Attualità e Politica

31/07/2020 | 11:44

Giochi e limiti orari, Piozzi (As.Tro): "Tar Umbria riconosce la dignità giuridica del settore: la lotta alla ludopatia impone attente indagini sul fenomeno"

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ROMA - Anche gli interessi economici degli operatori di gioco hanno una rilevanza giuridica, e devono essere presi in considerazione nelle controversie con le Amministrazioni sul rispetto dei regolamenti locali. È quanto sottolinea l'avvocato Massimo Piozzi, del Centro Studi As.Tro, dopo la sentenza con cui il Tar Umbria ha bocciato i limiti orari di slot e vlt del Comune di Perugia. Una decisione presa a causa della «mancanza di istruttoria» alla base della norma che ha introdotto le limitazioni orarie. Il Tar, spiega Piozzi, ha ritenuto «che una “attenta indagine” non risulta essere stata condotta dal Comune, che non ha infatti fornito approfondimenti sull’incidenza del fenomeno della ludopatia nel territorio comunale». In questo modo il tribunale ha operato uno «specifico riconoscimento della dignità giuridica di questo settore»: i giudici hanno ricordato che anche le attività di gioco sono disciplinate dalla legge, con «conseguente giuridica rilevanza dell’interesse dei relativi titolari alla remunerazione degli investimenti economici sostenuti anche attraverso la più ampia durata giornaliera dell’apertura dell’esercizio». Un principio, continua l'avvocato, che «purtroppo la giurisprudenza amministrativa e costituzionale stenta ad accettare». In ogni caso, «quello pronunciato nella sentenza non rappresenta un principio innovativo, tale da poter essere considerato come “apripista” di un nuovo orientamento giurisprudenziale, ma ha il pregio di rappresentare uno dei rari casi in cui la necessaria presenza» dei requisiti amministrativi richiesti per gestire un'attività di gioco «non è rimasta relegata in mere petizioni di principio, ma ha trovato concreta applicazione nella decisione della controversia». L'auspicio è che tale riconoscimento venga applicato più spesso nei tribunali: «Il principio di proporzionalità che dovrebbe presiedere alla scelta di sacrificare il diritto di iniziativa privata per tutelare le esigenze di salute pubblica, imporrebbe una valutazione anche in termini di “consistenza” del fenomeno che si intende prevenire attraverso tale sacrificio», conclude Piozzi.  LL/Agipro

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