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Attualità e Politica

15/02/2022 | 16:10

“A place to be”, Faelli (Ceo Eurobet): “Al lavoro su progetto anti-gioco patologico, acquisizioni non sono finite qui”

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“A place to be” Faelli (Ceo Eurobet): “Al lavoro su progetto anti gioco patologico acquisizioni non sono finite qui”

ROMA - Pandemia, omnichannel, riordino, nuove acquisizioni. Sono i temi affrontati in questa intervista al Ceo di Eurobet Italia, Andrea Faelli, a margine dell’evento “A place to be” di questa mattina. 

Che mercato del gaming esce dalla pandemia?
La pandemia ha cambiato le abitudini, non sappiamo in realtà come finirà ancora. Credo che torneremo ai livelli pre-Covid, in ogni caso Eurobet intende rendere i punti vendita dei luoghi di ritrovo in cui tornare a socializzare. Abbiamo idee in cantiere per rilanciare l’azione su retail e online, per integrarli sempre più. Il mercato italiano è da un certo punto di vista maturo, ma dispone di tassi di crescita ancora interessanti. Per quanto riguarda l’omnichannel, il tema del momento, credo che i grandi operatori avranno un ruolo preponderante. 

Ritiene che ci saranno nuove operazioni di acquisizione?
Il consolidamento continuerà, ritengo che il mercato avrà 4/5 operatori dominanti. 
Penso di sì, ci saranno nuove acquisizioni per forza di cose. Non credo che sia finita qui. 

In cosa consiste il Progetto Arc per la prevenzione del Gioco di Azzardo patologico? 
Il software sviluppato guarda una serie di indicatori del comportamento del singolo cliente. Per il momento è solo per il gioco online, occorrerà un passaggio ulteriore per portarlo sul retail, utilizzando in quel caso anche i gestori. In sostanza, guardiamo le abitudini dei giocatori: se qualcosa cambia, interveniamo proponendo mezzi di autoesclusione, fermando o rallentando i depositi, indicando un tempo massimo per la sessione, per arrivare – nei casi più preoccupanti - al blocco delle attività del gioco. Gli indicatori danno un segnale e noi interveniamo. 

Perché non intervenite con una campagna di comunicazione su questo aspetto?
Tendiamo a fare prima di parlare. Crediamo che i grandi gruppi in termini di responsabilità debbano mettere l’asticella ancora più in alto della stessa legge. Lo sviluppo tecnologico ci aiuta, il Big data ci supporta: siamo in grado di analizzare un enorme numero di dati. Il progetto Arc è stato implementato e il nostro gruppo ha deciso che è il primo punto della nostra strategia. Ora il processo si sta espandendo alle oltre 20 giurisdizioni in cui il Gruppo Entain è presente. Lo sappiamo tutti: preferisco tanti piccoli clienti che giocano poco a un giocatore che esagera e che è destinato a perdersi. 

Su questo punto fondamentale l’industria però non riesce a stare insieme… 
Il nostro mercato è fatto da realtà con soci industriali e soci finanziari. Entain e Flutter – il primo e secondo operatore di gaming al mondo – stanno investendo, ma sappiamo che la situazione è diversa se si ha un approccio finanziario con un orizzonte limitato. Ne ho parlato con gli altri Ceo delle società presenti sul mercato italiano, che sono anche amici. L’obiettivo di intercettare un giocatore prima che diventi problematico, in ogni caso, è comune.        

Che riordino dei giochi si attende? 
E’ un tema complesso anche dal punto di vista tecnico. Il riordino è necessario e io sposo l’idea del sottosegretario Freni. Per le aziende è fondamentale, in particolare per chi rappresenta multinazionali: descrivere ai nostri investitori inglesi e americani il quadro regolatorio italiano è molto complicato. Essendo italiani, noi sappiamo come gestire certe situazioni, ma per gli altri è davvero incomprensibile. Sul territorio occorre avere delle regole stabili e che durano nel tempo. Le aziende, soprattutto quelle grandi, hanno bisogno di orizzonti temporali estesi per poter fare investimenti.

NT/Agipro

Foto credits Pqsels CC0 1.0 Universal

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