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Attualità e Politica

11/07/2022 | 13:36

Proibizionismo e legalità, As.tro scrive a Concita De Gregorio: "Classe politica ancora poco preparata, serve riflessione anche sui giochi"

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Proibizionismo e legalità As.tro scrive a Concita De Gregorio: Classe politica ancora poco preparata serve riflessione anche sui giochi

ROMA - Una riflessione sui processi di legalizzazione e sul tema dell’antiproibizionismo, di stretta attualità anche in Parlamento. Parte dall'articolo di Concita De Gregorio "Cannabis, perché va legalizzata" sul quotidiano "La Repubblica" la riflessione di Massimiliano Pucci, presidente dell'associazione As.tro. Nella lettera inviata oggi alla giornalista - che ha affrontato il tema della legalizzazione della cannabis - Pucci fornisce un ulteriore spunto, «perché il settore del gioco d’azzardo costituisce il primo esempio, nel nostro Paese, di applicazione concreta di una politica antiproibizionista». Tuttavia, anche dopo una legalizzazione avvenuta «all’esito di un dibattito che vide convergere su questo obiettivo un ampio fronte politico trasversale, sono bastati pochissimi anni per assistere ad un ripensamento altrettanto trasversale», un ripensamento che «si sostanzia nella enfatizzazione delle conseguenze negative» che il gioco può avere. Tuttavia, continua Pucci, «alla base della cultura antiproibizionista non dovrebbe esserci l’illusione di eliminare gli effetti negativi che hanno motivato l’introduzione dei divieti che si intendono rimuovere ma la presa d’atto che, come da Lei giustamente evidenziato, "proibire qualcosa che è di uso comune, pratica o necessità corrente, non significa abolirlo ma consegnarlo al mercato criminale"». Gli obiettivi delle scelte antiproibizioniste dovrebbero quindi includere la «messa a disposizione degli utenti prodotti o condizioni di fruizione di servizi che li garantiscano dalle frodi»; togliere una fonte di guadagno alla criminalità e «dirottare verso le casse dello Stato una parte di quei proventi che prima erano a intero appannaggio delle organizzazioni criminali». L’eliminazione degli effetti collaterali del fenomeno che si va a legalizzare, non dovrebbe essere secondo Pucci il motivo ispiratore delle campagne di legalizzazione, ma questo «non esclude che occorra adoperarsi con tutte le energie disponibili per prevenire tali effetti.
Per quanto riguarda il gioco, invece, «l’esperienza della legalizzazione si sta gradualmente svuotando per effetto di un proibizionismo di ritorno che fa sorgere seri dubbi sul fatto che la classe politica e l’opinione pubblica italiane siano attrezzate per questo salto culturale di ispirazione laica e liberale». Molte forze politiche che oggi appoggiano la legalizzazione della cannabis «sono le stesse che si stanno dimostrando altrettanto orgogliosamente proibizioniste (rinnegando le loro precedenti scelte) rispetto al gioco pubblico legale».
Il vero antiproibizionismo, sottolinea ancora il Presidente, «dovrebbe invece consistere in un approccio culturale fondato su un razionale pragmatismo orientato al raggiungimento di determinati obiettivi rispetto a dei comportamenti sociali dimostratisi ingestibili attraverso i divieti» e portare a «una più ampia riflessione sul significato e il senso dell’antiproibizionismo in salsa italiana».
RED/Agipro

 

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