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SBC News

19/09/2019 | 17:46

Betting on sports, l’industria delle scommesse a confronto sulla pubblicità: "Evitare eccessi, necessaria autoregolamentazione"

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betting on sports pubblicità

Dal nostro inviato a Londra - L’eccesso di regolazione e di controlli sull’industria rischia di rendere il business sempre più complesso. Gli operatori devono collaborare con il regolatore e con le istituzioni, accettando le punizioni quando vengono irrogate. E la Gambling Commission negli ultimi mesi ha colpito tanti operatori, colpevoli di non aver rispettato le procedure antiriciclaggio o di non aver protetto a sufficienza giocatori che stavano esagerando con il gioco. Multe milionarie, che hanno danneggiato la reputazione del settore. L’eccesso di deregulation - è emerso oggi nel corso di Betting on Sports, a Londra - ha portato alla trasmissione di spot radiofonici a metà pomeriggio, quando i bambini sono in auto con i genitori tornando da scuola o andando a fare sport. Anche in Uk, l’advertising dei giochi è insistente: durante la coppa del mondo di calcio, lo scorso anno, il 60 per cento della pubblicità trasmessa riguardava le scommesse. Un dato che in futuro sarà insostenibile. Rank group e Gvc, due dei principali gruppi di gaming internazionali con base a Londra, stanno lavorando con altri operatori a standard di autoregolazione che consentano di evitare eccessi anche nella pubblicità e nell’accesso di minori ai prodotti di gioco. Le regole devono essere chiare, ha ripetuto Martin Lycka, capo dei public affairs di Gvc, ricordando che la pubblicità è uno dei modi per mettere in pratica il gioco responsabile. «Il consumatore non è più consapevole di cosa accade, non può essere informato a dovere e non può distinguere neanche tra un prodotto legale è uno illegale. Per questo ogni ipotesi di blocco della pubblicità è semplicemente controproducente», ha aggiunto. Secondo David Williams, direttore delle relazioni istituzionali di Rank, «il futuro è fatto di sfide, l’industria non deve attendere gli eventi e le crisi ma autoregolarsi in anticipo».  Ciò che non è stato fatto in Italia, ha ricordato Quirino Mancini, avvocato di Tonucci&partners, che ha ricordato la genesi del blocco alla pubblicità. «È comunque possibile sopravvivere, ripensando la comunicazione naturalmente. Il problema principale è per chi arriva in Italia con la nuova concessione online: purtroppo, questi operatori possono solo pentirsi della scelta di aver voluto avvicinare il mercato italiano». NT/Agipro

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