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SBC News

20/09/2018 | 18:58

Betting on Sports – Schiavolin (Ad Snaitech): “L'industria del gaming deve cambiare, il gioco è soprattutto passione e intrattenimento”

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LONDRA - «La mia esperienza nasce in un momento in cui l'industria del gioco non era ancora regolamentata. Si trattava di una attività quasi pionieristica, nella quale ci si doveva reinventare più volte». Volge lo sguardo indietro, l'ad di Snaitech Fabio Schiavolin. Nell'ambito del programma di Betting on Sports ha appena partecipato ad un incontro con altri membri del “SBC Sports Betting Hall”, chiamati a raccontare se stessi e le proprie avventure professionali. «Un pezzo importante della mia storia – dice ad Agipronews - è legato alla flessibilità, alla capacità di adattarsi ai vari contesti, di cogliere opportunità, di acquisire sempre nuova professionalità. Partivo con pochi mezzi e poche risorse ma con un po' di idee e spirito di iniziativa; poi sono arrivate le risorse e si è trattato di gestirle, di trovare partner e capitali, mantenendo però l'attenzione per il prodotto e per le esigenze dei clienti». Non dimentica l'importanza della squadra: «Puntare obiettivi e centrarli è possibile solo se si dispone di un team efficiente. Il nostro principio guida è stato pensare in grande rimanendo umili, mutuando le tecniche di acquisizione e fidelizzazione del cliente, imparando anche dalla concorrenza, se necessario».

Venendo al presente, il momento è delicato. Proprio in uno dei panel di Betting on Sports i grandi manager del gioco europeo hanno ammesso di non aver fatto abbastanza per interpretare e intercettare alcuni umori dell'opinione pubblica e della politica a proposito del gioco: «Condivido questa lettura – dice Schiavolin - penso che ci si sia orientati troppo alla concorrenza spietata, non solo nelle pratiche commerciali ma anche nella comunicazione e nei messaggi pubblicitari. L'autoregolamentazione è arrivata tardi. Significativo il fatto che una stretta sul gioco si sia verificata perfino in Uk, contro tutte le aspettative. Gli operatori devono fare sistema e confluire su messaggi meno invasivi. Anche il prodotto deve cambiare, tornando sulle direttrici della passione e dell'intrattenimento. Troppo spesso si è privilegiato il giocatore professionale, a scapito di chi concepisce il gioco come divertimento».
Quanto al caso italiano e allo stop a pubblicità e sponsorizzazioni, «bisogna che il settore trovi il modo di unirsi, evitando fughe in avanti. Il decreto Dignità ha strozzato le capacità comunicative delle aziende, e la reazione si è concretizzata in una evidente sovraesposizione e in messaggi troppo aggressivi. Non mi pare la strada giusta».
NT/Agipro

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