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25/09/2019 | 09:09

Ippodromo di Palermo chiuso per mafia, il Tar conferma l'interdittiva

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Ippodromo Palermo mafia Tar

ROMA - A oltre un anno e mezzo dal ricorso presentato dall'Ires, la società che per decenni ha gestito l'ippodromo di Palermo, la prima sezione del Tar ha confermato la validità dell'interdittiva antimafia emessa contro la società dal prefetto Antonella De Miro il 9 dicembre del 2017. Secondo quanto riporta il Giornale di Sicilia, per il collegio, gli elementi per sostenere il pericolo di infiltrazioni mafiose nella struttura sarebbero fondati, secondo la logica «del più probabile che non», ovvero senza le prove invece necessarie in ambito penale. L'interdittiva si basava integralmente sull'ordinanza di custodia cautelare legata al blitz «Talea», compiuto due giorni prima che arrivasse la decisione del prefetto. Secondo la Procura, l'ippodromo sarebbe stato sotto l'influenza dei boss di Resuttana e di San Lorenzo (secondo alcuni pentiti già dagli anni Ottanta), vi sarebbero state pressioni per truccare le gare e un relativo giro illecito di scommesse,   come emerso da una serie di intercettazioni che si fermavano però all'aprile del 2015. 
L'Ires, secondo la ricostruzione della prefettura che è stata giudicata valida dai giudici, solo dopo l'annullamento di due gare (proprio per il timore di brogli), il 6 marzo 2017 «confermava confessoriamente che "nel mese di settembre 2016 si erano verifícate diverse corse sospette e che, pur non   avendo denunciato alle autorità competenti, molti operatori si erano lamentati di aver ricevuto minacce e di operare in un clima di estremo disagio"». Episodi in seguito ai quali, peraltro, l'ippodromo era stato chiuso dal ministero delle Politiche agricole, salvo essere poi riaperto - sempre su disposizione del ministero e dopo doverosi controlli - nel luglio successivo, cioè cinque mesi prima che arrivassero gli arresti di «Talea» e l'interdittiva.  
RED/Agipro

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