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SBC News

21/03/2019 | 17:01

Betting on football, il mercato italiano al bivio tra crisi e sviluppo, Castaldo (Microgame): "Stop alla pubblicità sbagliato, ma servono regole severe"

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Betting on football mercato italiano

dal nostro inviato a Londra - Lo stop alla pubblicità andrebbe cancellato subito, sostituito con una regolamentazione severa ma ragionevole, in particolare nel prime time televisivo. A dirlo, nel panel sull’Italia a “Betting on football” a Londra, è Marco Castaldo, General Manager di Microgame, aggiungendo che «la situazione è difficile ma i nostri clienti, che in tre casi su quattro hanno radici nel retail, potranno avere una grande occasione di sviluppo. Sembra finito il tempo delle massicce campagne pubblicitarie, un modello che ha costi alti e che per i nuovi arrivati sul mercato ha anche il problema oggettivo di riuscire a far sentire la propria voce. La strada, d’ora in poi, sarà diversa, visto che circa il 25 per cento del Ggr online complessivo del settore online viene dal modello che prevede gli affiliati sul territorio a fornire assistenza ai giocatori per conto dei concessionari. È un business molto complesso, che Microgame ha dimostrato di riuscire a gestire e sviluppare». L’avvocato Quirino Mancini, dello studio legale Tonucci,  non ha nascosto la propria irritazione per le mosse governative in materia di gioco, auspicando un rapido cambiamento politico: «Quello che è successo ai nuovi operatori online è paradossale, si trovano davanti un panorama totalmente diverso rispetto al momento della domanda per la licenza, oltre un anno fa. Anche la procedura di consultazione di Agcom è curiosa, sembrava che all’Autorità non sapessero assolutamente nulla delle norme che regolano i giochi. Comunque il mercato italiano riuscirà a resistere, gli italiani amano giocare e il settore produce oltre 10 miliardi all’anno di ricavi fiscali». Secondo Bepi Pezzulli, General Counsel a Sks365, infine, «ogni modifica normativa nasconde una opportunità per gli operatori, anche in questo caso sarà così, in particolare per chi dispone di una rete sul territorio. Sono invece pessimista sulla possibilità di ritrovare compattezza associativa o lobbistica, le società di gioco faranno ognuna la propria strategia. Magari riusciranno a concentrarsi maggiormente sulla cultura della compliance».
NT/Agipro

 

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