Attualità e Politica
17/04/2020 | 12:04
17/04/2020 | 12:04
ROMA – La decisione sulla ripartenza dell’ippica spetta al Comitato Tecnico-Scientifico e al Ministero della Salute ma è pronta la proposta operativa del ministero delle Politiche Agricole per il “via libera”: più corse in pochi giorni in ippodromi vicini, così da limitare gli spostamenti. Lo dice ad Agipronews Giuseppe L’Abbate, sottosegretario di Stato con delega all’ippica. Il mondo dell’ippica italiana sta vivendo uno dei momenti più difficili della sua storia. In un periodo di grandi difficoltà, organizzative ed economiche, è arrivato il ciclone generato dalla pandemia legata al Coronavirus che ha bloccato tutto il movimento. Ora si lavora alla “Fase 2”: secondo quanto apprende Agipronews da fonti del settore, si ripartirebbe da tre campi di gara giornalieri (ovviamente a porte chiuse), con dodici corse l’uno, e solo scommesse online in attesa della riapertura delle agenzie.
Onorevole L’Abbate, le associazioni di settore chiedono di inserire l’ippica tra le attività autorizzate a ripartire sin dall’inizio della “Fase 2”, cioè dal 4 maggio. È un’ipotesi praticabile, nel rispetto di prescrizioni quali - ad esempio- un numero ridotto di campi e piste a porte chiuse?
«La volontà del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali è quella di ripartire quanto prima appena ci saranno gli spiragli per farlo. Siamo al lavoro sul protocollo da attuare per la cosiddetta Fase 2 e invito tutti i rappresentanti delle diverse categorie ippiche a ragionare assieme per trovare soluzioni condivise. Stiamo già perdendo due mesi di corse, senza dimenticare che non sappiamo cosa potrà accadere con l’inizio dell’autunno nella diffusione del COVID-19. Dobbiamo pensare ad ogni eventualità e, per questo, sto presentando una proposta normativa che ci permetta di distribuire al settore i premi al traguardo anche in assenza di corse. Inoltre, un’altra norma che proporrà mira a semplificare al massimo le procedure dei pagamenti dei premi in questo periodo di emergenza COVID-19 per sostenere quanto più possibile il comparto. Ma a stabilire quando potremo ripartire sarà la scienza. Noi abbiamo il dovere di farci trovare pronti».
L’ippica, ancor prima dell’emergenza legata al Coronavirus, viveva un momento di grande difficoltà: una volta ripresa l’attività sono al vaglio ipotesi di rilancio del settore?
«Credo fortemente in tutta la filiera ippica che, purtroppo, è entrata da anni in una spirale depressiva. Sin dalla mia nomina a Sottosegretario sto lavorando su diversi fronti per un concreto rilancio del comparto ippico: dalla governance alle scommesse, dalla promozione alla televisione. Un percorso di riforma frenato dall’esplosione dell’emergenza COVID-19 che però, paradossalmente, ne ha evidenziato tutte le criticità nonché l’urgenza di portare a termine ciò che abbiamo iniziato. Un percorso da fare in compagnia di tutti i rappresentanti ippici attraverso il confronto e il dialogo costante».
Gli ippodromi del nord (San Siro, Vinovo, Arcoveggio per fare solo alcuni nomi) rischiano di essere più penalizzati rispetto al resto d’Italia o la ripartenza non terrà conto della collocazione geografica?
«Ribadisco che il ritorno alle corse non può che stabilirlo il Comitato Tecnico-Scientifico in raccordo con il Ministero della Salute. Noi chiederemo di ripartire quanto prima a porte chiuse, magari organizzando più corse in pochi giorni in ippodromi vicini, così da limitare gli spostamenti. Al momento non esiste alcuna differenza di zone in Italia per il contrasto alla diffusione del COVID-19 ma è evidente che le peculiarità territoriali sono differenti. Se saremo bravi come italiani, torneremo presto all’auspicata normalità».
GB/Agipro
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