Attualità e Politica
25/11/2019 | 12:09
25/11/2019 | 12:09
ROMA - Punto a favore degli operatori di gioco al Tar Piemonte: il tribunale amministrativo ha stabilito che i poliambulatori non possono essere considerati luoghi sensibili e dunque gli esercizi in cui sono installate slot e vlt non devono rispettare la distanza minima di 500 metri prevista dalla legge regionale. La decisione arriva sul caso sollevato dal titolare di un bar a Villanova Mondovì, in provincia di Cuneo, a cui il Comune aveva intimato la rimozione degli apparecchi sia sulla base della norma regionale approvata nel 2016, sia su quella della delibera comunale che aveva incluso nella lista di spazi "off limits" anche un poliambulatorio gestito da una cooperativa sociale. L'elenco dei luoghi sensibili previsto dalla legge regionale, si legge nella sentenza, «ha carattere tassativo», poiché rappresenta un punto di incontro tra la tutela della salute dei cittadini e la libertà di iniziativa economica degli esercenti. In tale contesto «il poliambulatorio privato non può farsi rientrare tra i luoghi sensibili»; il Comune di Villanova Mondovì ha erroneamente interpretato la norma regionale, «sul presupposto che essa farebbe riferimento a tutte le “strutture sanitarie”». In realtà, l'articolo 5 della legge parla «parla specificamente di “ospedali” e di “strutture residenziali o semiresidenziali operanti in ambito sanitario o sociosanitario”, e i poliambulatori privati non rientrano in nessuna delle due categorie». Inoltre, scrivono i giudici, «sembra oggettivamente difficile» immaginare che un ambulatorio privato «possa costituire luogo sensibile ai fini del contrasto alla ludopatia». Da annullare, infine, anche la decisione del Comune di includere tra i luoghi sensibili la zona in cui è ubicato il bar, ovvero «l’asse viario denominato Via Mondovì nonché S.P. n. 5, nel tratto intercorrente tra il confine tra il Comune di Villanova di Mondovì e il Comune di Mondovì e le rotonde in Località Annunziata». Un'indicazione «disancorata da qualsivoglia riscontro istruttorio» e che induce «la chiara sensazione di un mero riempitivo motivazionale» con cui il Comune ha voluto «semplicemente rafforzare» la decisione di inibire l’attività di gioco del bar. LL/Agipro
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