Attualità e Politica
12/04/2019 | 16:44
12/04/2019 | 16:44
ROMA - Cresce il numero delle segnalazioni per il settore giochi e scommesse nel 2018, come ha riportato Banca d’Italia, a conferma del crescente impegno ed attenzione degli operatori di gioco nel recepire in modo sempre più rigoroso i precetti della legislazione antiriciclaggio. La nuova disciplina, ormai in vigore dal luglio 2017, introdotta ad opera della IV Direttiva UE sull’antiriciclaggio, ha avuto un impatto significativo sia sul gioco fisico che su quello a distanza. Nel primo caso sono cambiate le soglie di identificazione del giocatore - raddoppiata da 1.000 a 2.000 quella per scommesse e bingo e portata a soli 500 euro per il gioco su VLT - mentre per l’online sono entrate in vigore misure più restrittive per l’apertura del conto di gioco ed identificazione del titolare. Ne parliamo con gli avvocati Maurizio Arena e Marcello Presilla, esperti di normativa antiriciclaggio e autori di pubblicazioni in materia
Quali sono i settori del mercato del gaming a maggior rischio di riciclaggio?
«Il settore è, in Italia, in linea generale, ben presidiato a livello normativo. Tuttavia, in un mercato così importante e liquido, i rischi che il circuito del gioco legale possa essere usato per la ripulitura di denaro illecito permangono sempre elevati. Non c’è solo la criminalità organizzata, ma pensiamo anche a crimini diffusi e commessi individualmente, come ad esempio l’appropriazione l’indebita, la truffa, le frodi online e le clonazioni di carte di credito. Le cronache di questi giorni riportano casi significativi, che coinvolgono persone apparentemente insospettabili, che non possiamo certamente considerare isolati e che impongono una rinnovata attenzione sia verso il gioco fisico, soprattutto scommesse e VLT, che online, seppur con modalità e logiche molto diverse tra loro».
Concessionari e gestori di esercizi: dove stanno i profili di rischio?
«E’ proprio questa un’area di rischio importante. La nuova normativa fa esplicito riferimento, non solo ai concessionari, ma anche ai distributori del gioco. I ruoli sono definiti, ma l’esperienza concreta e la pratica quotidiana evidenziano casi e situazioni nelle quali taluni adempimenti sono scarsamente osservati, sottovalutati o semplicemente posticipati. Va, inoltre, evitato un approccio meramente formalistico da parte di chi è, comunque, chiamato a dare applicazione concreta alle misure anti-riciclaggio, perché questo non esime dalle responsabilità, anche di tipo penale. Proprio nei giorni scorsi, sono state irrogate pene molto severe a fronte di comportamenti che, a detta dei giudici, avrebbero favorito, o comunque non impedito, l’attività di riciclaggio, anche ripetuta, di denaro di provenienza illecita sui circuiti di gioco pubblico. E’ ragionevole attendersi altri casi di questo tipo».
Come si fronteggiano queste situazioni di rischio?
«In concreto, ciò che occorre fare ora è implementare modelli organizzativi efficienti ed efficaci, ed un’attività di monitoraggio multi-livello, che responsabilizzi in concreto le singole persone, oltre le strutture, dal punto vendita, al distributore fino al concessionario. Formare ed informare costantemente le persone preposte a questi compiti ed evitare che l’antiriciclaggio venga percepito come un mero adempimento burocratico di ostacolo al business, perché questo sicuramente non aiuta. L’antiriciclaggio deve funzionare come un filtro, accompagnando e proteggendo il business quotidianamente. Questa è la logica di lungo periodo, che deve essere fatta propria a tutti i livelli e da tutte le componenti della filiera».
Con la recente emanazione delle linee guida di AAMS può dirsi completata la cosiddetta fase normativa. Il settore è pronto per contrastare efficacemente questo fenomeno?
«Ad Aams la nuova normativa ha riconosciuto un ruolo più incisivo rispetto al passato. D’altronde è l’amministrazione di riferimento del settore, e ne conosce punti di forza e di debolezza. Quindi il suo ruolo va oltre l’emanazione delle linee guida, ed è importante anche rispetto all’attività svolta da UIF e dal Nucleo Speciale Gdf. Occorre intervenire sulle modalità e porte di accesso del denaro al circuito legale, affinché le iniziative commerciali non finiscano per creare delle falle in un sistema che ha inondato e sommerso una gran parte degli operatori con adempimenti esorbitanti e molto complessi da gestire»
Il 20 aprile scadono i termini della consultazione del Mef sulla V direttiva: cosa c’è da sapere?
«La V Direttiva non contiene novità specifiche per il settore del gaming. Potranno tuttavia impattare sull’operatività del gioco online le modifiche dei limiti e degli importi massimi delle carte prepagate al di sotto dei quali i soggetti obbligati sono autorizzati ad effettuare adeguata verifica semplificata della clientela».
NT/Agipro
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