Attualità e Politica
30/04/2019 | 14:46
30/04/2019 | 14:46
ROMA - Il bando di gara per la gestione del Lotto è stato pensato per tutelare l'interesse pubblico e gestire un settore particolarmente delicato e complesso come quello del gioco. È quanto ha sostenuto l'Avvocatura di stato nell’udienza di merito appena conclusa in Consiglio di Stato, durante la quale Stanleybet ha chiesto nuovamente l’annullamento del bando di tre anni fa. La sentenza è attesa nei prossimi due mesi.
Il caso sollevato dalla società britannica, iniziato nel 2016, torna a Palazzo Spada dopo la sentenza della Corte Ue dello scorso dicembre: i giudici comunitari, chiamati in causa proprio dal Consiglio di Stato, hanno stabilito che il modello italiano di gestione del Lotto - che prevede l'assegnazione a un unico operatore - non è contrario ai principi dell'Unione Europea. La Corte Ue ha confermato anche la legittimità dell'importo a base d'asta (700 milioni), altro punto contestato da Stanleybet. Via libera, infine, anche all'inserimento nel bando delle clausole di decadenza dalla concessione: la gara del 2016 prevedeva che le società partecipanti non avessero commesso violazioni sugli obblighi relativi al pagamento delle imposte ed era anche prevista la decadenza per il concessionario che svolgesse attività di gioco in Italia senza i titoli necessari e con procedimenti penali in corso.
Al Consiglio di Stato spetterà ora il compito di valutare nel merito il caso Stanleybet, applicando i principi della Corte Ue. La società è tornata a contestare la clausola di decadenza, "poco univoca" che avrebbe impedito a Stanley di chiedere le garanzie bancarie e di partecipare alla gara e che avrebbe esposto "all'arbitrio eccessivo dell'Amministrazione la partecipazione degli operatori alla gara". Una situazione particolarmente significativa per la società, al momento del bando ancora coinvolta in numerosi contenziosi penali.
Rimane inoltre in sospeso, sempre secondo Stanley, la clausola di restituzione della rete prevista dallo schema di convenzione, un punto sul quale la Corte Ue non è stata chiamata a pronunciarsi. Secondo Stanleybet anche in questo caso andrebbe applicata la sentenza Laezza (sempre della Corte Ue), con la quale la cessione gratuita della rete scommesse a fine concessione era stata dichiara contraria ai principi europei, ma l'Avvocatura di Stato ha sottolineato la "non omogeneità della situazione", dovuta tra le altre cose a "un diverso svolgimento tecnologico del gioco". I requisiti, anche economici, sarebbero dunque stati pensati "a tutela dell'interesse pubblico e della delicatezza del settore". Un aspetto sottolineato anche dai legali di Lottomatica, parte del raggruppamento di imprese - con Italian Gaming Holding, Arianna 2001 e Novomatic Italia - che tre anni fa si è aggiudicata la concessione. "Abbiamo la massima fiducia nel giudici. La questione è stata approfondita adeguamente, ora ci rimettiamo al giudizio del massimo organo amministrativo", hanno dichiarato dal board Stanleybet, al termine dell'udienza.
LL/Agipro
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