Attualità e Politica
17/11/2020 | 17:34
17/11/2020 | 17:34
ROMA - «Reintrodurre la possibilità di pubblicità dei bookmaker? Noi siamo contrari al proibizionismo, d'accordo con Dal Pino sul fatto che possa essere riaperta la possibilità di fare promozione e sponsorizzazione, dicendo con forza che il betting fa bene allo sport non solo per ragioni economiche ma anche perché è una sentinella ai comportamenti illeciti, ma differiamo un po' da Dal Pino nell'applicazione di una riapertura temporale per 24 mesi, per noi questa è una stortura concettuale». Lo ha detto l'ad di Snaitech, Fabio Schiavolin all'Adnkronos commentando le parole del presidente della Lega calcio di Serie A, Paolo Dal Pino, che ha chiesto al Governo la reintroduzione, per i prossimi 24 mesi, dello sponsor betting. «Quello che vogliamo sottolineare, in ogni ambito, è che noi pensiamo che ci sia da fare qualcosa anche da parte della categoria operatori di gioco. Siamo convinti che si poteva evitare questo stop totale, se ci fosse stata una convergenza di tutti gli operatori nell'adozione di un comportamento più responsabile. Il tono di voce, il linguaggio, la frequenza dei messaggi pubblicitari devono passare attraverso un rigido controllo e un codice di autoregolamentazione, o regolamentazione se ci fosse un controllo attento come ad esempio in Premier League. Quindi d'accordo nel condannare il proibizionismo, d'accordo nel sostenere il presidente Dal Pino nel richiedere queste risorse dal mondo del betting, ma con la differenza che deve essere fatta attenzione alle modalità con le quali si comunica», ha aggiunto Schiavolin.
«Non una riapertura temporale per 24 mesi, quindi, perché vorrebbe dire aprire per il tempo necessario per ridare ossigeno al mondo dello sport e poi liquidare il mondo del betting, perchè sbagliato. Ma o lo è sempre o non lo è mai, non può essere sbagliato a intermittenza a seconda delle necessità di bilancio. Il concetto deve essere quello di inserire codici più stringenti e severi ma non vietarlo, perché fa del bene allo sport e questo lo sport dovrebbe dirlo, sdoganando il concetto che il betting fa male allo sport tout court», ha proseguito Schiavolin.
«Noi veniamo fuori solo nei momenti di disastro o a fine anno per le leggi di bilancio quando c'è bisogno di nuove risorse. La nostra posizione è abbastanza monolitica da vari anni. Siamo probabilmente una delle aziende che ha meno bisogno in Italia della comunicazione pubblicitaria aggressiva, perché il nostro brand è molto conosciuto ed ha una sua capacità organica di essere recepito da parte dei consumatori, diversa da altri operatori. Nonostante noi si sia in una posizione di privilegio per la storia e potenza del brand, abbiamo sempre dichiarato quanto ritenessimo che questa misura proibizionistica fosse sbagliata per il nostro contesto italiano. Sarebbe più corretto parlare di educazione al consumo, non solo per il nostro prodotto, ma per tutte quelle tipologie che possono portare con l'abuso a delle patologie», ha spiegato l'ad di Snaitech all'AdnKronos. «Questo sta alla base dell'intervento del legislatore che dice: non bisogna parlare di questo prodotto perché altrimenti induciamo ad un consumo irresponsabile. Noi abbiamo sempre espresso la contrarietà a questo assioma perché riteniamo che non sia il prodotto a fare la differenza nel tema della compulsività, ma il singolo soggetto che ne abusa o meno. Gli operatori possono fare in modo che nella comunicazione ci sia un approccio serio e responsabile di chi produce», ha concluso Schiavolin.
RED/Agipro
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