Attualità e Politica
26/01/2024 | 16:05
26/01/2024 | 16:05
ROMA - La politica corre in soccorso della Serie A, indebitata e in calo di interesse presso tifosi e scommettitori. In Parlamento arrivano emendamenti al decreto Milleproroghe che puntano a prorogare gli effetti del Decreto Crescita, la misura che le squadre professionistiche hanno usato negli ultimi 5 anni per pagare meno imposte sugli stipendi dei calciatori stranieri acquisiti da altre federazioni. Meno incassi per lo Stato, dunque, e monte stipendi alleggerito per le società. Una misura alla quale il Governo si è già opposto. I tentativi, in ogni caso, proseguono, sia attraverso la richiesta di un contributo dal betting (ma il Mef nicchia) sia agendo sul decreto Crescita: il grido d’allarme del calcio “made in Italy” – che ha accumulato debiti per quasi 5 miliardi - è stato raccolto trasversalmente in Parlamento, dove sono stati depositati emendamenti al Milleproroghe da “Noi con l’Italia” (Maurizio Lupi e Francesco Saverio Romano), che chiede una proroga della misura fino al luglio 2024 con la possibilità di girare una parte dei risparmi ai vivai della zona in cui gioca il club. Risponde all’appello anche Forza Italia, con i deputati Petrarca e Pella, propone di spostare la scadenza della misura a fine 2028. Tentativi legittimi ma che si scontrano con la realtà di un calcio italiano in evidente declino. Secondo il report di Deloitte “Football Money League”, nessuna squadra italiana è nella top10 europea per ricavi, dominata da Real Madrid (831 milioni), Manchester City (826), Psg (801) e Barcellona (800). Solo undicesima la Juventus (432 milioni), tredicesimo il Milan (385), quattordicesima l’Inter. Anche i dati resi noti nel Football Benchmark appena qualche giorno fa certificano il distacco del calcio italiano, rispetto alle big europee vincono titoli nazionali. Prendendo in esame le otto squadre campioni in altrettanti campionati europei, il Napoli è quinto con 275 milioni di euro di ricavi, mediamente tre volte meno delle corazzate Manchester City, PSG, Barcellona e Bayern Monaco. Nessun club italiano, inoltre, è nella Top 10 per club per quanto riguarda l’enterprise value, vale a dire il valore finanziario delle società calcistiche. Non sorprende quindi la disaffezione crescente degli scommettitori italiani rispetto alla Serie A. Secondo un’elaborazione di Agipro, il 13% del totale delle scommesse sono destinate alla Serie A per una diminuzione di ben quattro punti percentuali rispetto al 2021, quando il dato era del 17,1%. Un calo di quasi sette punti se si torna indietro al 2015. Il campionato italiano di vertice, ormai superato anche dal tennis (15% del totale delle puntate) e dalla somma del betting sul calcio estero, comprese le competizioni europee, che tocca il 16%. Staccati il basket (7% del totale) e gli altri sport (volley, motori) che non superano il 4%.
NT/Agipro
Foto credits Fanny Schertzer CC BY-SA 3.0
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