Attualità e Politica
28/05/2020 | 14:36
28/05/2020 | 14:36
ROMA - La mancata riapertura delle sale giochi e scommesse, oltre a essere «una discriminazione» nei confronti dei lavoratori del settore, è anche «una contraddizione, perchè il gioco è un'attività gestita dallo Stato» ed è «un'attività commerciale come tutte le altre. Se le persone possono salire sull'autobus o entrare in un negozio, allora possono anche esercitare il diritto di giocare, che deve essere garantito ai cittadini». Lo ha detto ad Agipronews Mauro D'Attis (FI), commentando la decisione del Governo Conte di non consentire la riapertura delle sale giochi, scommesse e bingo fino al 14 giugno. «Il gioco esiste, c'è ed è legale»: la chiusura delle attività rischia invece «di favorire l'illegalità. Anche la Guardia di Finanza ha detto che, da quando sono state applicate misure limitative come i distanziometri, è aumentata l'infriltrazione della criminalità. Lo Stato non può far finta di non vedere, altrimenti è connivente».
L'atteggiamento del Governo «è contraddittorio» anche sul fondo "Salvasport" previsto dal DL Rilancio e finanziato con una quota della raccolta delle scommesse sportive, un settore attualmente chiuso. «I 5 stelle hanno sempre demonizzato il gioco, come nel Decreto Dignità, però ne hanno utilizzato gli introiti». In questo caso, «il prelievo dello 0,5% sulla raccolta ovviamente impatta economicamente sulla categoria, a cui non rimane niente». Nel Decreto Imprese «siamo riusciti ad ottenere la proroga del versamento del preu sugli apparecchi», nel DL Rilancio «vorremmo provare a intervenire anche sulla parte fiscale, vediamo cosa si riesce a fare. Ma l'aspetto fondamentale, ora, è permettere alle aziende di lavorare», ribadisce. Un'altra questione da affrontare è relativa ai conti correnti delle aziende di gioco, «perchè ci sono banche che stanno chiudendo i conti alle aziende. Ho sollecitato una risposta alla mia interrogazione presentata a gennaio, ne ho parlato anche con Abi: serve un intervento del MEF».
Nel frattempo, sono ripartite le corse ippiche, un altro settore in difficoltà dopo mesi di stop. «L'ippica è in crisi per molte questioni, a partire dai clamorosi ritardi nella distribuzione dei montepremi: ci vuole una riforma strutturale che corregga delle scelte che sono state fatte in passato e che si sono rivelate sbagliate. Certo, è cambiato anche il modo di giocare alle corse dei cavalli, ma questo non significa che il settore non possa essere rilanciato», continua D'Attis.
MSC/Agipro
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