Attualità e Politica
18/02/2021 | 10:38
18/02/2021 | 10:38
ROMA - Le aziende del settore giochi «si vedono attualmente destinatarie di pratiche discriminatorie da parte della maggior parte degli istituti bancari che, non di rado, procedono a chiudere conti correnti o a non aprirne, anche ai dipendenti delle aziende, per non meglio precisate motivazioni etiche». Lo sottolinea Mauro D'Attis (Forza Italia) che ha depositato alla Camera un'interrogazione al ministro dell'Economia per sapere «quali iniziative intenda adottare per evitare che possa essere messa a rischio l'esistenza» del settore giochi, «che per il 2019 ha garantito quasi 7 miliardi di euro di gettito erariale», quali iniziative, «anche normative, intenda mettere in atto perchè tale discriminazione non sia più perpetrata» e «quali iniziative il Governo intenda adottare» per «evitare il proliferare» di questi fenomeni «che stanno mettendo a rischio la complessiva tenuta della filiera del gioco legale di Stato».
«Le piccole e medie imprese di gestione hanno necessità di disporre di un conto corrente bancario, anche in ossequio all'obbligo di tracciabilità dei flussi» previsto «dall'atto di convenzione di concessione, pena il blocco degli apparecchi, la successiva segnalazione dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e la risoluzione contrattuale da parte del concessionario».
Inoltre, segnala D'Attis, «nelle ultime settimane quasi tutti gli istituti bancari e le compagnie assicurative stanno richiedendo la prestazione di garanzie collaterali del 100% per il rilascio o per il rinnovo delle fidejussioni». Un onere, «mai stato richiesto prima», che «viene sollecitato, in un momento così delicato, a tutte le aziende, anche in assenza di ritardi di pagamento». Per D'Attis, si tratta di «una vera e propria vessazione», perchè «non è prevista da alcuna normativa e, soprattutto, in questo momento è un onere a cui le piccole e medie imprese del gioco pubblico non possono far fronte, andando incontro al mancato rilascio della garanzia e conseguentemente al rischio di risoluzione contrattuale da parte del concessionario».
MSC/Agipro
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