Attualità e Politica
07/05/2018 | 11:53
07/05/2018 | 11:53
ROMA - È scattata questa mattina l'operazione "Golden Game", che ha visto impiegati i militari della Guardia di Finanza di Marcianise, con il rinforzo di oltre 100 finanzieri appartenenti a tutti i Reparti operativi del Comando Provinciale di Caserta: sono state eseguite 11 misure cautelari personali (7 custodie in carcere e 4 arresti domiciliari) nei confronti di affiliati al clan Belforte – fazione di Maddaloni ed imprenditori collusi operanti nel settore dell’istallazione e gestione di apparecchi da gioco. L’operazione ha consentito di individuare e smantellare una consolidata rete criminale di stampo mafioso in grado controllare il mercato locale degli apparecchi, operando in regime di pressoché totale egemonia. Le indagini sono iniziate nel giugno 2016 a seguito di una segnalazione anonima inviata al Reparto territoriale della Guardia di Finanza nella quale venivano denunciate delle irregolarità nella gestione di alcune macchinette di proprietà di alcune società della Provincia di Caserta. Attraverso alcuni controlli volti a verificare la regolarità delle installazioni presso alcuni esercizi commerciali di Maddaloni, è stato possibile rilevare che, in un breve lasso di tempo, numerosi esercizi commerciali si erano dotati di ulteriori slot appartenenti a due ditte individuali che si stavano espandendo in maniera repentina e anomala sul mercato di riferimento.
L'indagine poi ha permesso di capire che tali ditte non erano in realtà gestite dai formali intestatari, ma erano riconducibili alla sfera di diretta influenza dei componenti di una nota famiglia di Maddaloni, già operante nel settore e destinataria di una misura di prevenzione personale e patrimoniale che alcuni anni prima li aveva privani delle loro aziende perché collegate al clan camorristico Belforte, grazie al quale erano riusciti a conquistare ampie fette del mercato locale dei giochi. Diversi collaboratori di giustizia, personale dipendente delle stesse ditte e alcuni degli esercenti - anche se impauriti e timorosi delle conseguenze della loro collaborazione - messi di fronte alle prove già acquisite, hanno confermato di essere vittime di estorsione in quanto costretti a far installare tali slot all’interno dei propri locali commerciali, estromettendo i gestori già lì operanti. L'indagine ha dimostrato come gli imprenditori monitorati sono riusciti, nel tempo, ad aggirare di fatto la misura di prevenzione disposta nei loro confronti, imponendosi nuovamente sul territorio, ancora una volta grazie alla forza intimidatrice del clan di riferimento, operando per mezzo di ditte formalmente intestate a “teste di legno”, ma di fatto gestite completamente da loro, tanto da acquisirne direttamente tutti i proventi, da condividere poi con il sodalizio criminale che ne aveva agevolato l’operatività. Oltre venti i casi di presunta estorsione accertati ai danni di altrettanti commercianti che hanno dovuto subire la violenza intimidatrice esercitata da noti pluripregiudicati appartenenti al clan Belforte – fazione di Maddaloni.
Sulla base dei dati raccolti è stato quindi dettagliatamente ricostruito il giro d’affari del gruppo criminale: il GIP del Tribunale di Napoli ha quindi disposto l’arresto nei confronti di 11 soggetti responsabili, a vario titolo, dei reati di estorsione, fittizia intestazione di beni ed illecita concorrenza aggravati dal metodo mafioso. L’Autorità Giudiziaria ha disposto inoltre il sequestro dell’intero complesso aziendale e di tutti i beni riconducibili alle ditte individuali colluse con il clan, compresi 130 apparecchi da gioco e divertimento installati presso 22 bar e locali di Maddaloni (CE) e dintorni. Sulla base di questo provvedimento patrimoniale, i militari della Guardia di Finanza, dalle prime ore di questa mattina stanno prelevando materialmente tutte le slot in questione dai locali dove erano state installate, per sottoporle anche a una verifica tecnica, per individuare anche eventuali alterazioni dolose del software di gioco e per ricostruire nel dettaglio anche l’ammontare dei relativi proventi illeciti.
RED/Agipro
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