Attualità e Politica
22/02/2019 | 11:40
22/02/2019 | 11:40
ROMA - Secondo quanto accertato dalle indagini dei carabinieri, nell'ambito dell'oparazione "Mafiabet" scattata oggi a Trapani, Calogero Luppino dirigeva e controllava il settore economico dell’esercizio di giochi e scommesse affidando alcune delle relative agenzie ad altri associati mafiosi; inoltre, gli esercizi commerciali che invece accettavano il monopolio di Cosa Nostra, potevano godere della “protezione” dei mafiosi pronti a punire chi, tra la delinquenza comune, prendeva di mira quei locali. E' quanto accaduto in un bar di Petrosino, che aveva subìto un furto di apparecchi da gioco riferibili alle società di Luppino e Giorgi: Cosa Nostra individuava il responsabile del furto e, tramite il referente mafioso di quel luogo, provvedeva alla punizione del presunto colpevole, che avrebbe danneggiato un esercizio che aveva pagato la "protezione" dell’associazione mafiosa.
Luppino destinava parte dei proventi economici delle proprie attività imprenditoriali al sostentamento delle famiglie mafiose di Castelvetrano, di Campobello di Mazara e di Mazara del Vallo e garantiva il costante collegamento fra queste famiglie, i cui vertici sono stati tratti in arresto nell’operazione della DDA di Palermo, “Anno Zero” dello scorso mese di Aprile. Inoltre Luppino assicurava il sostentamento di singoli associati mafiosi detenuti e, in particolare, del boss Franco Luppino e di sua moglie.
A gestire la cassa dell'associazione mafiosa in questo settore imprenditoriale era Salvatore Giorgi, che manteneva costanti contatti con gli altri associati, contatti finalizzati alla pianificazione e realizzazione di numerose iniziative imprenditoriali poste in essere attraverso la forza di intimidazione dell’associazione Cosa nostra sul territorio di Mazara del Vallo, grazie all’appoggio e alla protezione di Dario Messina (reggente del mandamento mafioso di Mazara del Vallo). In quanto gestore della “cassa” provvedeva alla ripartizione degli utili in favore degli associati anche di altre famiglie mafiose, tra cui quella di Marsala.
RED/Agipro
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