Attualità e Politica
08/04/2025 | 17:29
08/04/2025 | 17:29
ROMA - Un’associazione a delinquere perfettamente organizzata, con promotori, organizzatori e una vasta rete commerciale, fondata su figure definite “Master”, “PJ Promoter”, “Agente” e “Agenzia”. In vetta alla piramide, smontata questa mattina nel corso dell’operazione condotta da Direzione distrettuale Antimafia di Messina con l’ausilio di oltre 100 militari della Guardia di Finanza, due messinesi che svolgevano una serie di attività fondamentali per il sodalizio: organizzare le linee di gioco (che facevano capo ad un referente di rete), contrattare con i provider che forniscono le piattaforme “.com”, gestire i siti da distribuire ai soggetti affiliati, raccogliere i proventi del gioco illegale. Inoltre ai due – Carmelo Salvo e Letterio Arcolaci – spettavano anche la gestione generale degli aspetti finanziari e contabili della “cassa comune” e la divisione dei profitti. I marchi erano poi fondamentali per la penetrazione del business sul territorio. Secondo quanto si apprende, anche fastbet360, cornerbet360, vincibet365, bet24bet e Betgold90 – oltre a sport365, betsport96 e globalwin – facevano parte dell’offerta illegale distribuita in Pvr e punti vendita dislocati a Messina e in tutto il territorio nazionale. Come già evidenziato in diverse inchieste di Agipronews sul mondo “dark” dei siti fantasma e delle transazioni in contanti, anche in questo caso il sistema era in grado di eludere i controlli fiscali. Persino i proprietari dei siti e dei provider ricevevano il corrispettivo per l’utilizzo delle piattaforme in denaro contante. Il fiume di cash raccolto nelle agenzie risaliva dunque fino al vertice della struttura e serviva per remunerare le diverse figure della filiera. Gli indagati avrebbero operato privi delle necessarie autorizzazioni previste per i concessionari riconosciuti dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, sfruttando i siti illegali, contraddistinti dall’estensione “.com”; i cui server, collocati al di fuori del territorio nazionale e gestiti da società estere aggiravano i limiti e le cautele che presidiano il gioco legale, prima fra tutte l’uso del contante per eludere la tracciabilità delle transazioni.
NT/Agipro
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