Attualità e Politica
21/01/2021 | 16:24
21/01/2021 | 16:24
ROMA – Rosso sempre più profondo per i giochi, travolti da un lockdown di cui per ora non si intravede la fine. A confermarlo è la Cgia Mestre, che ha anticipato ad Agipronews qualche dato della ricerca sugli effetti del Covid sul settore, ormai quasi completata. “Le sale gioco sono tra gli esercizi a cui è stato imposto il più lungo periodo di chiusura: 166 giorni di sospensione dell’attività, che equivalgono a quasi metà dello scorso anno senza poter lavorare”, conferma il ricercatore Andrea Vavolo. La stima delle perdite per il comparto degli apparecchi, che da solo vale circa la metà dell’intero gioco legale, è pesantissima: “Riteniamo che l’emergenza Covid abbia determinato un calo della raccolta di slot machine e Videolotteries di almeno il 50%, pari a oltre 23 miliardi di euro, a cui è corrisposto un dimezzamento del fatturato delle imprese del settore, calato di almeno 1,7 miliardi”. Un vero e proprio crac, cui non possono bastare i ristori previsti dal Governo nei decreti varati negli ultimi mesi. La stessa Cgia Mestre ha stimato che i fondi previsti a sostegno dell’economia – 29 miliardi – coprono solo il 7% del fatturato delle aziende andato in fumo a causa della pandemia. Anche per lo Stato si è aperto un “buco” enorme nel bilancio, aggiunge Vavolo: “L’erario ha visto contrarsi il gettito da Preu (il prelievo unico che grava sugli apparecchi, ndr) del 44%, con una perdita di quasi 3 miliardi di euro. La situazione è gravissima per un settore già messo a dura prova da continui e inesorabili incrementi di tassazione, oltre che da normative locali di carattere proibizionistico che penalizzano un’attività svolta per conto dello Stato. Si tratta di un comparto soggetto ad una ferrea regolazione, che garantisce certezze ai giocatori e contrasta la proliferazione del gioco illecito”.
Prima la stretta delle Regioni, che riducono spazi e tempi di vita delle attività; poi quella del Governo, che inasprisce a ritmi serrati la tassazione. E infine l'effetto Covid, che ha chiuso il comparto per metà 2020: la tenaglia normativa, fiscale e sanitaria che ha messo in ginocchio aziende e operatori dei giochi in Italia emerge in tutta evidenza dalle anticipazioni della Cgia di Mestre e dal confronto con il 2019. Il segmento apparecchi – due anni fa - aveva garantito allo Stato un gettito di 6,8 miliardi, quasi il 60% di quanto nello stesso anno era stato versato all'erario da tutto il comparto giochi. La crisi Covid, innestata su un quadro già critico, rappresenta anche una minaccia pesantissima per l'occupazione. Secondo una stima relativa al 2018, la Cgia individua circa 57 mila lavoratori che orbitano nel settore degli apparecchi, tra addetti di sala, personale delle aziende di gestione e dipendenti la cui occupazione negli esercizi pubblici (bar, tabaccherie, ecc.) dipende dalla presenza delle macchine nel locale. Posti di lavoro che la crisi sanitaria e il lungo lockdown stanno mettendo fortemente in pericolo.
MF/Agipro
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