Attualità e Politica
01/04/2021 | 10:34
01/04/2021 | 10:34
ROMA - «Ho piena fiducia nella giustizia, una decisione della Corte di Cassazione va accettata anche quando è negativa. Una cosa però deve essere chiara: il contenzioso sul passato continuerà. Reagiremo all’ordinanza pubblicata ieri, a tutela dei nostri diritti nei modi consentiti dall’ordinamento interno ed europeo». È il primo commento di Giovanni Garrisi, CEO Stanleybet, all’ordinanza con cui la Corte di Cassazione ha confermato l’obbligo di versamento dell’imposta scommesse per i gestori dei centri senza concessione. Ma, aggiunge Garrisi in una nota, «Non è la prima volta che la Suprema Corte, in altre composizioni, ha poi cambiato orientamento. Sono convinto che ci sarà una lettura e una disamina ulteriore delle molteplici istanze difensive rimaste senza risposta. Per la Cassazione Penale l’attività della compagnia è pienamente lecita, ma ci viene chiesto dal regolatore di pagare l’imposta unica sulla base di una legge che ha come presupposto lo scoraggiamento del gioco illecito. Insomma, anziché dirci che, dato che la nostra attività è lecita, abbiamo anche il dovere di pagare l’imposta unica (il che è pacificamente accettabile) ci viene detto che dobbiamo pagare l’imposta unica sulla base di una legge fatta per gli operatori illeciti, il che, anche moralmente, è difficile da accettare. Che si creda o no, questo è il nocciolo del problema».
Garrisi descrive poi così lo stato della discussione in corso con l’Agenzia delle Dogane e Monopoli. «Stiamo cercando, nella nostra interlocuzione con Adm, di trovare soluzioni per il pagamento dell’imposta unica sulle scommesse per il futuro. Una mia lettera in tal senso, spedita al Direttore Adm un mese fa, ove è contenuta addirittura la proposta di iniziare a pagare l’imposta unica in Italia con decorrenza dal 1° gennaio di quest’anno, è in attesa di risposta. Lettere di disponibilità al pagamento dell’imposta unica in Italia sono state inviate dalla Stanley ad Adm fin dal 30 giugno 2016. Ma una vera interlocuzione è iniziata, con l’attuale Direttore, solo dall’inizio dello scorso anno e sicuramente sono stati fatti progressi nella giusta direzione».
Secondo la compagnia, in ogni caso, «l’ordinanza appena pubblicata è stata resa con procedura di camera di consiglio non partecipata, vale a dire, senza udienza pubblica e senza audizione orale dei difensori, nonostante specifiche istanze depositate e reiterate in ogni singola causa, che sono state espressamente rigettate. Questa scelta procedurale della Suprema Corte, non realmente motivata e francamente poco comprensibile, trattandosi di una vicenda giunta per la prima volta al suo massimo grado di giurisdizione, che ha impegnato per anni e anni i giudici di ogni ordine e grado in migliaia di cause, la Corte Costituzionale e la Corte di Giustizia Europea, ha visto nella oggettività violato un elemento-chiave del giusto processo: il diritto fondamentale all’udienza pubblica con la presenza fisica in udienza dei difensori e il contradditorio reale con il Procuratore Generale ed il Collegio giudicante. La compagnia inizierà immediatamente a lavorare su un ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo».
L’ufficio legale di Liverpool sta anche valutando il rifiuto da parte del Collegio giudicante di considerare, e dare seguito, alla richiesta di un nuovo rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia «per fare chiarezza sulla quanto mai oscura sentenza ‘Stanleyparma’. Un rifiuto che noi non possiamo accettare e, per il quale, ben conosciamo i rimedi consentiti dal nostro ordinamento. È forte l’impressione che l’ordinanza della Cassazione, che ha, in sostanza, completamente ignorato gli argomenti della difesa, possa apparire, per così dire, “già scritta” e che le sue motivazioni abbiano ricostruito in ‘buona forma’ una conclusione già raggiunta. Ciò nonostante, ribadisco la mia fiducia nella giustizia, ed il mio rispetto per la decisione della Corte. Quindi, fatto salvo l’esercizio in parallelo dei nostri diritti, e ogni ulteriore iniziativa giudiziaria, la compagnia intende proseguire il dialogo con il regolatore per cercare di delineare una applicazione quanto più possibile condivisa delle conseguenze dell’ordinanza». NT/Agipro
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