Attualità e Politica
15/06/2020 | 08:40
15/06/2020 | 08:40
ROMA - «Al peggio non c’è limite, ma a questi signori della politica vorremmo anche portare i sentimenti di disapprovazione, di rabbia, di sconcerto e di dolore che in questi mesi hanno pervaso migliaia di lavoratori del Gioco Legale con le loro famiglie, che in questo gravissimo momento di crisi economica non solo vedono compromesso il proprio futuro ma si sentono emarginati e bistrattati dalle istituzioni. E’ evidente che sia in atto una raffinata operazione che tende a cancellare l’operosità di migliaia di piccole e medie imprese che vivono dal Gioco di Stato, che hanno investito danaro e che continuano a versare tasse nelle casse dello Stato ma sono del tutto invisibili con effetti devastanti». E’ il duro commento di Domenico Distante, presidente nazionale Sapar che, come si legge in una nota, definisce «del tutto scellerata e ingiustificabile la decisione del governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, il quale, contrariamente a quanto disposto in altre regioni sulla scorta dell’ultimo DPCM a firma Conte, con propria ordinanza ha imposto la chiusura delle sale giochi, scommesse e bingo fino al primo luglio prossimo.
Fermo restando le attività sociali, economico produttive e istituzionali già autorizzate con precedenti provvedimenti – è scritto nell’ordinanza - sono consentite le seguenti ulteriori attività: a decorrere dal 15 giugno 2020: le fiere, i congressi, le cerimonie nonché le attività che hanno luogo in discoteche e locali assimilati, con eccezione delle attività di ballo; a decorrere dal 1° luglio 2020 sono consentite anche le attività di ballo all’aperto, nonché le attività di sale giochi, sale scommesse e sale bingo».
Questo il sunto della Regione Lazio che non fa alcuna fatica a conquistare il triste primato tra le regioni che impongono il blocco per altri lunghissimi 15 giorni rispetto alle indicazioni fornite dal DPCM che prevede l’apertura di tali attività a partire da lunedì 15 giugno. «Se questo non è un sopruso», sottolinea Distante, «ci troviamo di fronte a decisioni che non hanno alcuna giustificazione oggettiva considerando quella che è la mappa dei contagi in tutte le regioni italiane, la maggior parte delle quali hanno sbloccato la situazione in tutti i settori produttivi, compresi quelle legati alla filiera del gioco pubblico».
«In questo modo, oltre alle conseguenze economiche e sociali catastrofiche provocate dal lockdown», spiega Distante, «si ravvisa una forte discriminazione che a nostro avviso nasce da considerazioni di natura più politica, sulla spinta di chi vorrebbe cancellare con un solo colpo di spugna uno dei settori più produttivi del Paese violando palesemente i diritti di migliaia di lavoratori e di piccole e medie imprese che operano in maniera legittima.
Ma alle decisioni di Zingaretti, che spero il governatore voglia chiarire meglio nelle prossime ore, se ne aggiunge un’altra ancora più punitiva. La provincia autonoma di Trento infatti, nei giorni scorsi ha disciplinato la riapertura di sale scommesse, sale bingo e sale giochi chiuse fino al 14 luglio. La sospensione delle attività sarebbe motivata dalla complessità specifica degli ambiti a cui si riferiscono, è necessario pertanto attendere e valutare le specifiche disposizioni che saranno assunte a livello statale successivamente al DPCM del 17.05.2020». Nella realtà dei fatti l’ultimo decreto emanato dal premier l’11 giugno scorso prevede la riapertura delle sale dal 15 giugno sempre che regioni ed enti locali adottino l’ordinanza che recepisce l’ultimo decreto. Nella provincia di Trento questo non è ancora accaduto.
RED/Agipro
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