Attualità e Politica
24/04/2020 | 18:30
24/04/2020 | 18:30
ROMA - «Il sistema bancario non può continuare a discriminarci, siamo imprese autorizzate dallo Stato e per operare non dobbiamo avere neanche un graffio sulla fedina penale. Sarebbe ora che i nostri interlocutori capiscano meglio come funziona il settore». Pasquale Chiacchio scandisce senza forzare i toni, ma il messaggio è chiaro. Il rifiuto sistematico delle banche davanti alle richieste di mutui e finanziamenti da parte degli operatori dei giochi può rendere durissima, se non impossibile, la ripartenza dopo la crisi coronavirus. La rimozione del veto è una delle istanze che Chiacchio, come presidente di Agsi (Associazione Gestori Scommesse Italia) ha inviato ieri al Governo e ai presidenti di Camera e Senato. L'elenco è piuttosto nutrito e va dalla sospensione del prelievo fiscale fino al 2021, con relativo dimezzamento delle aliquote, alla richiesta di contributi a fondo perduto per le spese di gestione e affitto.
«Sappiamo che il bisogno di risorse è generalizzato e che lo Stato è in difficoltà – continua Chiacchio – per questo le nostre richieste sono guidate dal buon senso. Per esempio, per quanto riguarda le tasse chiediamo una riduzione del 50% e non l'azzeramento, proprio perché sappiamo che lo Stato vive anche con quello che il settore versa all'erario. Nello stesso tempo, diciamo che non si possono più sostenere gli assurdi livelli di tassazione che il Governo ha imposto negli ultimi tempi».
L'inasprimento delle tasse non è l'unico leit motiv dei mesi scorsi; c'è stato anche il proliferare di regole e divieti, soprattutto distanziometri e limitazioni orarie. La necessità di ripartire porterà a forme di “deregulation” a beneficio delle agenzie sul territorio? «Io non sono contro le regole, anzi dico che il settore ne ha bisogno. Se si tratta di impedire lo sviluppo abnorme delle imprese di giochi, sono d'accordo, non ci possono essere paesi di 20 mila abitanti con trenta offerte di gioco. È anche un danno per la categoria. Le regole però devono garantire un'equa distribuzione, senza soffocare l'offerta. In questo senso, la legge antiludopatia della Campania, che qualche giorno fa ha superato anche il vaglio del Governo e alla quale abbiamo collaborato fattivamente, mi sembra un esempio da seguire».
Da lunedì il settore giochi riapre gradualmente, ma per le agenzie di scommesse non c'è ancora una data certa. «Possiamo solo sperare che il nostro turno arrivi l'11 maggio, oppure il 18. Ma devono dircelo per tempo, perché dobbiamo riallestire locali chiusi da due mesi e prepararci ai nuovi protocolli di sicurezza sanitaria: distanziamento e contingentamento dei clienti, sanificazione, pannelli separatori. Tutti costi ulteriori, anche per questo abbiamo chiesto al Governo un contributo a fondo perduto».
A proposito: che risposta attendete dalle istituzioni? «Oltre che al Governo, abbiamo inviato le nostre richieste a tutti i gruppi parlamentari, proprio per sollecitare al massimo la politica. Ma è chiaro che potremmo ottenere di più se tutto il settore giochi si unisse e parlasse con una voce sola, a nome di centinaia di migliaia di persone. Proprio in questo periodo ci si accorge quanto sia penalizzante la nostra frammentazione: le istanze di altre categorie produttive hanno una grande visibilità mediatica, mentre il mondo dei giochi è praticamente assente. Se non ci uniamo non saremo mai rappresentativi».
MF/Agipro
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