Attualità e Politica
01/10/2015 | 10:42
01/10/2015 | 10:42
ROMA - Ogni ipotesi di riordino del settore giochi, che preveda bandi di gara o proroghe per le attuali concessioni, deve necessariamente riaffermare la riserva statale sui giochi, garantendo una uniformità delle regole da rispettare su tutto il territorio nazionale. E’ quanto ribadisce Italo Marcotti, presidente di Federbingo, associazione che fa parte di Sistema Gioco Italia. “O si trova una norma che armonizzi le regole o saranno distrutti 16 anni di gioco legale e di presidio del territorio – spiega Marcotti ad Agipronews – un nuovo bando per le sale di fatto renderebbe impossibile offrire il Bingo dove esistono norme regionali restrittive: ne è esempio la Lombardia. Attualmente in questa regione operano da 14 anni 27 sale Bingo che garantiscono il posto di lavoro a circa 840 cittadini italiani producendo, dato 2014, 23 milioni di euro in gettito erariale diretto. L’emanazione di un bando, alla luce della vigente norma lombarda a contrasto del gioco legale, produrrebbe effetti devastanti. Delle attuali sale in funzione ne rimarrebbero attive solo 5, perdendo di fatto circa 700 posti di lavoro e 19 milioni di Euro di gettito erariale. Ovviamente si può pensare alla creazione di nuove sale, che però, per effetto di imposizioni di distanze minime dai luoghi sensibili e da aggiornati piani regolatori che vietano l’apertura di rivendite di gioco legale, sarebbero realizzabili solo in aperta campagna. Il settore sta subendo le prime gravi avvisaglie delle politiche proibizioniste di sindaci ed amministratori regionali, non è pensabile partecipare a un bando senza avere una certezza riguardo la territorialità del diritto o meglio, si abbia il coraggio di scrivere che non esiste più la riserva statale e che la territorialità è dettata dalle diverse politiche di 8.000 comuni”.
La questione non sarebbe risolta neanche da un’eventuale proroga, visto che secondo Marcotti “i concessionari stanno subendo inermi le ordinanze dei sindaci che colpiscono le attività appellandosi ad una generica motivazione di salute pubblica. Non esiste uno studio in merito alle dipendenze da gioco patologico, vengono citate stime senza riscontri reali. Stiamo gestendo aziende, garantendo milioni di gettito erariale, presidio statale e circa 10.000 posti di lavoro con la paura che un sindaco o un assessore regionale, possa farci fallire senza preavviso”.
Per Marcotti, dunque, è ora che la politica prenda atto della confusione normativa adottando le necessarie contromisure: “Se vogliamo essere responsabili, se lo Stato italiano vuole essere responsabile, prima dovrebbe conoscere e studiare oggettivamente il fenomeno della dipendenza da gioco patologico. Solo dopo aver compreso le cause, le motivazioni patologizzanti, classificato i diversi giochi che prevedono l’azzardo e la vincita in denaro, si dovrebbe parlare di rilascio di nuove licenze. Il nostro è un settore maturo, che necessita di armonizzazione e concentrazione. Se questo Governo rinuncerà alla riserva statale, allora meglio passare da un sistema concessorio alle licenze comunali. Così finalmente i comuni potrebbero trovare delle risorse economiche per far fronte alle necessità dei propri cittadini”.
PG/Agipro
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