Attualità e Politica
07/06/2021 | 13:00
07/06/2021 | 13:00
ROMA - La lotta all’illegalità, la tutela della salute degli utenti, una riqualificazione complessiva di tutta l’offerta di gioco e una fiscalità sostenibile: sono i capisaldi per una riforma del gioco pubblico indicati dall'associazione dei gestori As.tro, dopo l'open hearing di Adm su "Il sistema retail dei giochi". «La lotta all’illegalità non può che passare attraverso un consolidamento del comparto del gioco pubblico legale che, operativamente, si possa tradurre in un sistema distributivo equilibrato e non espulsivo come quello a cui stiamo assistendo per effetto delle normative regionali», si legge nella nota di As.tro, che ritiene «fondamentale la conservazione della capillarità sul territorio della rete distributiva garantita dall’offerta di gioco legale all’interno degli esercizi generalisti presso cui è attualmente consentita. La “ghettizzazione” dell’offerta di gioco sul territorio, attuata attraverso l’eliminazione di una gran parte degli esercizi ad essa attualmente autorizzati (come, ad esempio i bar), comporterebbe la sostituzione dell’offerta legale sul territorio con quella gestita dalle organizzazioni criminali, senza peraltro arrecare alcun beneficio in termini di lotta alle dipendenze da gioco». In questo si inserisce «la nostra richiesta di attenzione alle regolamentazione e al controllo dei PVR: andrebbe salvaguardata la presenza capillare dei PVR sul territorio ed esercitata una forma di controllo totale da remoto, attraverso l’inserimento dei riferimenti del PVR nel protocollo di comunicazione delle giocate, per identificare tempestivamente e reprimere fenomeni di intermediazione del gioco».
As.tro sottolinea anche l'importanze della tutela della salute degli utenti «attraverso strategie di prevenzione al Gap che non si traducano in interventi afflittivi delle attività operanti nel contesto del gioco pubblico legale ma che, al contrario, le veda coinvolti in prima linea» e che si concentrino «sulla fase educativa e preventiva e sull’utilizzo della tecnologia. Di fondamentale importanza è anche la formazione obbligatoria del personale, abbinata ad una legge che consenta di allontanare dall’esercizio un soggetto che manifesta evidenti segnali di rischio (proprio come avviene per i baristi che non possono somministrare alcolici a chi manifesta segni di ubriachezza). Il coinvolgimento degli operatori del gioco nella lotta alla ludopatia, oltre che attraverso percorsi di formazione obbligatoria che comprendano, tra le materie trattate, anche gli aspetti riguardanti la prevenzione di tale patologia (con particolare attenzione alle modalità di approccio dissuasivo verso i giocatori che manifestano atteggiamenti sintomatici di dipendenza), dovrebbe spingersi, a nostro avviso, nel riconoscimento di un loro ruolo sinergico con le strutture sanitarie preposte allo studio, prevenzione e cura dei fenomeni di dipendenza».
Inoltre è necessaria «una riqualificazione complessiva di tutta l’offerta di gioco che comprenda sia le location (in termini di dimensioni e distribuzione spazi) che gli operatori e «una fiscalità sostenibile e prevedibile, che consenta di poter pianificare gli investimenti senza essere ostaggio di continui correttivi dettati da opportunistiche esigenze di cassa (come è accaduto con tutti i governi che si sono succeduti)», spiega As.tro. «È doveroso notare che la paventata drastica riduzione degli esercizi generalisti presso cui potranno essere collocate le Awp comporterebbe una rilevante riduzione di gettito fiscale: la Cgia Mestre ha calcolato che dei circa 6 miliardi di gettito garantiti dal settore apparecchi, circa 4miliardi provengono dalle Awp (che sono per la gran parte collocate presso gli esercizi generalisti). È evidente che una così ampia riduzione di gettito potrebbe pregiudicare anche la fattibilità della condivisibile proposta di una compartecipazione delle Regioni e dei Comuni alle entrate erariali derivanti dal gioco»
RED/Agipro
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