Attualità e Politica
15/09/2022 | 11:28
15/09/2022 | 11:28
ROMA - «Resto convinto che il tema sia sempre quello di costruire una legge per il riordino complessivo del settore, con cui si affrontino tutti i problemi e, soprattutto, concluda una fase emergenziale che sembra non finire mai. Noi siamo in presenza di concessioni che lo Stato continua a prorogare senza ridiscutere perché, appunto, manca un quadro legislativo». Così il senatore del PD, Franco Mirabelli, dice la sua sul mondo dei giochi e sulle necessità di un riordino del settore. «All'inizio della Legislatura che si è appena conclusa ho presentato una proposta di riordino del settore e la ripresenterò all'inizio della nuova Legislatura. Ritengo che quella fosse una proposta forte, in quanto nasce dall'accordo della Conferenza Stato-Regioni del 2017, dove si affrontava il grande tema del rapporto tra lo Stato (che resta l'unico concessionario e mantiene l'esclusività sul gioco) e Regioni e Comuni che, giustamente, chiedono di poter partecipare alle scelte relative alla regolamentazione. Una legge di riordino serve a dire che lo Stato mantiene l'esclusività ma Regioni e Comuni devono poter dire la propria sulla questione delle distanze, degli orari e dei comportamenti, così come sui numeri» prosegue Mirabelli.
«Lo Stato ha una seria capacità di contrasto all'illegalità: sono migliaia i siti che sono stati chiusi, anche se non basta. Se si vuole aprire un ragionamento sulle concessioni, il tema della legalità deve essere centrale. È evidente, infatti, che le organizzazioni criminali hanno come primo problema quello di riciclare ciò che guadagnano dai traffici illeciti e trovano nel gioco uno strumento efficace per questo», le parole di Mirabelli.
Infine una riflessione sull'offerta di gioco sulla quale, secondo il senatore, «penso che dovremmo ridurre ulteriormente l'offerta di gioco, ad esempio riducendo di un altro 30% sia le macchine sia i punti scommessa. E' necessaria una regolamentazione, come i tempi con cui funzionano le macchine o la possibilità di circoscrivere il gioco (un'innovazione in questo senso è stata l'introduzione della tessera sanitaria per giocare, con la quale si identifica il giocatore e si può dire alle persone quando stanno giocando troppo o che una parte delle vincite non si possono rigiocare). Ci sono due grandi problemi. Il primo riguarda il come evitare le patologie, intervenire, curarle, prevenirle. Per questo ci vuole anche del personale formato all'interno delle sale giochi, in quanto può avere un ruolo determinante. Un altro problema riguarda l'uso del gioco da parte della criminalità organizzata», e per questo «servono controlli sulle persone che gestiscono queste società e serve ampliare le agenzie che si occupano del contrasto e della tracciabilità», conclude Mirabelli.
RED/Agipro
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