Attualità e Politica
15/02/2024 | 12:14
15/02/2024 | 12:14
ROMA – “È necessario un quadro normativo unitario che offra certezze nella realizzazione delle gare, che vanno bandite al più presto. L’obiettivo è sempre stato quello di arrivare a una normativa unica nazionale”. Così Pier Paolo Baretta, assessore al Bilancio di Napoli ed ex sottosegretario al Mef, nella sua audizione presso la Commissione Finanze del Senato sul decreto di riordino dei giochi online. Un provvedimento che rappresenta “un’occasione importante” anche per completare un iter iniziato con la legge Balduzzi del 2012 e la delega fiscale del 2014, rispetto alle quali non si è mai giunta a una “completa realizzazione”, nonostante già allora fosse stata espressa la necessità di arrivare a “regole uniformi sul territorio nazionale con adeguate forme di partecipazione dei Comuni”. Baretta, infatti, ha anche sottolineato “la richiesta degli enti locali a prevedere misure di compartecipazione al gettito, segno di voler condividere responsabilità e doveri”.
CIGO – Al ciclo di audizioni ha partecipato anche Remo Fiori, presidente di Cigo, il quale ha evidenziato diverse criticità nel testo. Innanzitutto, il costo delle concessioni di 7 milioni, il quale porterebbe alla partecipazione di “non più di 30 operatori, risolvendosi in un vantaggio di pochi a discapito degli altri”. In questo modo, secondo Fiori, si va a ledere “anche l’interesse dello Stato verso una significativa pluralità di concessionari. L’ingiustificato effetto espulsivo di due terzi del mercato legale stimolerebbe il gioco illegale”, ribadisce Fiori. Il presidente di Cigo ha anche criticato la “disciplina restrittiva in materia di commercializzazione delle skin, di fatto azzerate, invece di essere regolate”, una scelta che sarebbe di “ostacolo ai processi aggregatori degli operatori”. Infine, in tema di Pvr, Fiori ha affermato che “le limitazioni sulla loro operatività rendono tale canale privo di valenza commerciale”.
GGPOKER – Marco Trucco, consulente relazioni istituzionali di GGPoker, ha portato alla luce anche le tematiche che riguardano il gioco, appunto, del poker, “meno redditizio per gli operatori” ma nel quale, allo stesso tempo, “presenta un minor numero di giocatori problematici perché più complesso, meno ripetitivo e dai tempi di gioco più lunghi”. La richiesta di Trucco è di “dare la possibilità di gestire il poker consentendo agli operatori – attraverso un decreto da pubblicare prima della conclusione del riordino – la liquidità internazionale in partite condivise con concessionari di altri paesi: l’obiettivo è quello di offrire un prodotto finalmente competitivo come avviene in molte altre giurisdizioni europee”. Il tutto “mantenendo tutte le restrizioni previste”, come l’impossibilità di partecipare a tornei che costino più di 250 euro. “Così il poker tornerebbe competitivo, portando un gettito ulteriore di 25 milioni di euro all’anno”, ha concluso Trucco.
Infine, alle audizioni hanno partecipato anche rappresentanti di Alea e Mettiamoci in gioco. In particolare, il professor Maurizio Fiasco ha proposto di “selezionare i luoghi di accesso al gioco; lavorare sul fattore tempo, ovvero ridurre la frequenza e quindi aumentare i tempi tra una giocata e l’altra; selezionare delle parti della giornata in ci sia l’interruzione dei giochi, anche a distanza”. Don Armando Zappolini, invece, ha sottolineato il ruolo dello Stato nella prevenzione e tutela nei soggetti non in grado di gestire le dinamiche del gioco: “Deve esserci uno strumento a livello sanitario in grado di intercettare questi soggetti, portandoli verso un sistema di cura”.
AB/Agipro
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