Attualità e Politica
13/02/2024 | 14:35
13/02/2024 | 14:35
ROMA – “Non è giusto che un’azienda debba chiudere perché non può pagare 7 milioni di euro. Lasciate che sia il mercato a decidere se ‘farla fuori’, non deve essere un’imposizione dall’alto a farlo. Serve salvaguardare l’indotto e le piccole e medie imprese, non vogliamo che vadano chiuse”. Così Domenico Distante, presidente di Sapar, nella sua audizione presso la Commissione Finanze della Camera in merito al decreto di riordino dei giochi online. Distante ha poi sottolineato che separare gli interventi su online e retail “non va bene. Ogni giorno sentiamo notizie di comuni che stanno legiferando su distanze e orari”. Un’altra questione irrisolta è quella del de-risking bancario: “Troviamo banche che ci chiudono i conti perché non vogliono avere a che fare con il gioco pubblico, questo è un aspetto che ancora non siamo riusciti a sistemare”, ha infatti concluso Distante.
LOGICO - “Siamo di fronte a un paradosso: il costo della concessione è aumentato di 35 volte, ma allo stesso tempo non c’è alcuna innovazione che giustifica tale aumento”, ha dichiarato Moreno Marasco, presidente di Logico. Un aumento “che sembra motivato più da esigenze di cassa che da un reale interesse, e questo stride con i principi costituzionali ed europei applicabili a un mercato concorrenziale”. In riferimento al numero di operatori che potrebbero pagare la concessione, Marasco ha aggiunto: “Noi stimiamo una ventina di operatori, più un’altra decina in forme aggregate”, rispetto ai 50 previsti dal decreto. Anche il presidente di Logico ha posto l’accento sulla necessità di procedere con una gara per i Pvr, oltre a “una chiara definizione delle regole, soprattutto in materia di distribuzione territoriale”. Infine, per Marasco “l’introduzione dell’obbligo di investimento sulla comunicazione responsabile dovrebbe andare di pari passo con il superamento del divieto di pubblicità”, che è “uno strumento essenziale per rendere nota l’offerta legale e le modalità di gioco”.
ENTAIN - Anche Giuliano Guinci, Direttore Relazioni Istituzionali Entain Italia, è intervenuto in merito ai Pvr, dichiarando: “Non si capisce perché non si sia scelto di fare una gara. Ci sembra che la strada intrapresa possa creare una situazione di grande vantaggio per chi ha già costituito questa rete in assenza di regole. Questa parte della riforma è da rivedere o almeno da approfondire. Anche in ottica di gettito, perché le cifre messe a bilancio (6 milioni per il primo anno derivante dal costo di iscrizione all’Albo, poi 4,5 milioni all’anno per il restante periodo della concessione, ndr) non ci sembrano in linea con quello che la rete oggi rappresenta”.
AB/Agipro
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