Attualità e Politica
11/01/2022 | 13:11
11/01/2022 | 13:11
ROMA - Si basava su una piattaforma informatica realizzata nel 2000 da un soggetto noto alle forze dell'ordine, ma potenziata grazie a un altro indagato per fare fronte alle esigenze contemporanee, il sistema totalmente illegale grazie al quale - secondo una stima - una community composta da migliaia di giocatori, anche all'estero, scommettevano anche «one to one». È emerso durante le indagini che oggi hanno consentito alla DDA e ai carabinieri di Salerno di arrestate 33 persone ritenute legate a una organizzazione criminale, con ramificazioni anche all'estero, accusata di avere messo in piedi un giro miliardario di scommesse illegali. Un business completamente sconosciuto e alle autorità che gestiscono il mercato autorizzato, emerso grazie al blitz dell'Antimafia. A capo dell'associazione a delinquere è risultato essere Luigi Giuseppe Cirillo, figlio di un boss, il quale, secondo gli investigatori, avrebbe realizzato una vera e propria holding di gioco online associandosi alla rete «dbgpoker», non autorizzata in Italia e avvalendosi anche della mafia casalese. I giochi erano raggiungibili anche attraverso "totem" perlopiù installati nelle località del sud Italia dove più forte è risultata la pressione della criminalità organizzata. I server, sebbene coordinati da Mercato San Severino (SA), erano stati dislocati in paradisi fiscali come Panama e l'isola di Curaçao. I carabinieri, coadiuvati all'estero dalle forze di polizia di Panama, Romania e Malta, hanno notificato le misure cautelari in carcere nelle province di Salerno, Ascoli Piceno, Agrigento, Avellino, Brindisi, Caserta, Catanzaro, Latina, Lecce, L'Aquila, Messina, Napoli, Potenza, Ravenna, Roma e Varese. I reati contestati, a vario titolo, agli indagati, sono associazione per delinquere finalizzata a delitti in materia di giochi e scommesse illegali, intestazione fittizia di beni, riciclaggio, reimpiego di denaro provento di delitto in attività economiche, autoriciclaggio. Alcuni destinatari dei provvedimenti cautelari, i reati viene vengono contestati con l'aggravante di averli commessi per agevolare il clan dei Casalesi.
RED/Agipro
Foto credits Colin / Wikimedia Commons / CC BY-SA 4.0
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