Attualità e Politica
26/01/2023 | 13:41
26/01/2023 | 13:41
ROMA - L’accertamento promosso dall’Agenzia delle Entrate nei confronti di un presunto "master" della società OIA Services Limited è nullo perché non si può fondare unicamente su controlli di tipo indiziario compiuti dalla Guardia di Finanza sulla società. E’ il principio su cui si fonda la sentenza della Corte di giustizia tributaria di primo grado di Cagliari, che ha accolto il ricorso di uno dei consulenti della piattaforma che gestisce i marchi Betaland e Enjoybet. All’uomo, difeso dagli avvocati Alessandro Dagnino e Antonino Calcò dello studio Lexia Avvocati, è stata così annullata una pretesa fiscale di 338mila euro richiesti a titolo di Irpef e Irap per il 2015. Secondo la verifica fiscale della guardia di Finanza sul quadriennio dal 2015 al 2018 in cui sarebbe emersa la presunta raccolta illegale operata dalla OIA Services, l’Agenzia delle Entrate ha iniziato a contestare il reddito che avrebbero ottenuto di conseguenza i presunti "master", che avrebbero collegato la piattaforma ai singoli centri scommessa. Così, sulla base delle risultanze di un software della società, l’ufficio ha calcolato che la società, nel 2015, aveva raccolto grazie all’attività del contribuente oltre 7 milioni di euro e che quindi gli sarebbero spettati 353 mila euro di provvigione, pari al 5 per cento del denaro raccolto. Sulla base di queste presunzioni, nell’aprile 2019 è stato emesso l’avviso di accertamento. Il caso – sottolineano i legali in una nota stampa - è rilevante perché “stabilisce principi che possono estendersi ai tanti presunti master di OIA Services che si sono visti recapitare accertamenti in cui veniva contestato un maggior reddito collegato ad una raccolta illegale nel settore del gioco e delle scommesse che sarebbe stata operata dalla società maltese”. L’atto, spiegano i difensori, si è formato sulla base di un verbale della Guardia di Finanza e dei dati di un software che sono stati utilizzati nel parallelo processo penale: i dati in questione non sono stati allegati all’accertamento e non sono stati messi a disposizione per la formulazione della difesa. La Corte tributaria, composta dai giudici Massimo Zaniboni (presidente), Marcello Rescigno (relatore) e La Brocca Vincenzo (giudice), ha quindi ritenuto che ci si trovasse in un’ipotesi di “radicale ed originaria inesistenza di elementi di prova chiari e precisi, alla stregua di tutti gli atti in possesso del ricorrente alla data di notifica dell’atto impositivo impugnato”. Ci sono errori formali, conclude la nota stampa, ma soprattutto non ci sono prove circa la fondatezza degli elementi di fatto posti a base della pretesa tributaria.
“La sentenza della Corte di Giustizia Tributaria sottolinea come l’impianto argomentativo di molti accertamenti basati sulle evidenze del Processo verbale di constatazione (Pvc) indirizzato a OIA non è idoneo a consentire la formazione di una pretesa tributaria sostenibile in giudizio”. E’ il commento del legale di Oia Services, Alessandro Sisto, alla decisione della Corte di Giustizia Tributaria di Cagliari di annullare il maxi-accertamento da 338mila euro a carico di un master Betaland. “E’ di tutta evidenza che agli uffici dell’Agenzia delle entrate è richiesto ben più che riportare gli stralci del provvedimento della Guardia di Finanza per motivare i propri atti di accertamento, e questo vale anche per gli accertamenti di cui è stata oggetto la società OIA Services Ltd che assisto”, ha dichiarato Sisto ad Agipronews.
NT/Agipro
Foto credits wp paarz/Flickr CC BY-SA 2.0
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