Attualità e Politica
04/10/2021 | 12:54
04/10/2021 | 12:54
ROMA - I gestori di apparecchi da gioco che non versano il prelievo unico erariale dovuto sull'importo delle giocate commettono il reato di peculato. È quanto ribadisce la Corte di Cassazione nella sentenza che respinge il ricorso di un gestore, condannato a tre anni dal Tribunale di Prato e dalla Corte di appello di Firenze. L'imputato si era appropriato di quasi 70mila euro prelevandoli dagli apparecchi da gioco, una somma che invece avrebbe dovuto versare al concessionario che poi avrebbe provveduto a versarla allo Stato.
Il Collegio della Sesta sezione penale richiama la decisione delle Sezioni Unite di un anno fa, che ha confermato il reato di peculato per casi di questo tipo. «Il concessionario riveste la qualifica formale di "agente contabile" ed è incaricato di pubblico servizio, funzione cui partecipano sia il gestore che l'esercente», ricordano i giudici. Il gestore, quindi, «riveste obiettivamente il ruolo di agente contabile» e in questo caso «avrebbe dovuto versare con cadenza quindicinale la quota pari al 50% del ricavato e versarla alla società
concessionaria». L'imputato non poteva essere considerato «un semplice gestore di sale da gioco, ma il soggetto contrattualmente obbligato sia ad effettuare il prelievo delle somme contenute nell'apparecchio, che a versarne periodicamente gli importi al concessionario. Il reato di peculato, precisano infine i giudici, «si consuma nel momento in cui si perfeziona l'appropriazione» ed è quindi irrilevante la «restituzione in cassa della somma sottratta»
LL/Agipro
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