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08/06/2020 | 08:17

Palermo, operazione "All in": le scommesse nel mirino dei clan, GdF sequestra otto imprese e 40 milioni di euro

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ROMA - Le mafia palermitana lucrava sulle concessioni statali del gioco e delle scommesse. Lo ha scoperto la Guardia di Finanza che sta eseguendo, dall'alba di oggi, dieci misure cautelari personali e sequestrato imprese con volumi di gioco per oltre 100 milioni di euro. Su delega della Procura della Repubblica di Palermo - Direzione Distrettuale Antimafia, i Finanzieri del locale Comando Provinciale hanno dato esecuzione all'ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal Gip del Tribunale del capoluogo nei confronti delle dieci persone. Con l'operazione "All in", il Gip ha disposto anche il sequestro preventivo dell'intero capitale sociale e del relativo complesso aziendale di 8 imprese, con sede in Sicilia, Lombardia, Lazio e Campania, cinque delle quali titolari di concessioni cui fanno capo i diritti per la gestione delle agenzie di scommesse; nove agenzie, ubicate a Palermo, a Napoli e in provincia di Salerno, attualmente gestite direttamente dalle aziende riconducibili agli indagati, per un valore complessivo stimato in circa 40 milioni di euro. 

Cinque degli indagati sono destinatari di custodia cautelare in carcere. Si tratta di Francesco Paolo Maniscalco di 57 anni, Salvatore Sorrentino di 55 anni, Salvatore Rubino di 59 anni, Vincenzo Fiore di 42 anni e Christian Tortora di 44 anni. Tre persone sono finite ai domiciliari. Si tratta di Giuseppe Rubino di 88 anni, Antonino Maniscalco di 26 anni e Girolamo Di Marzo di 61 anni. Tutti sono indagati per la partecipazione e il concorso esterno nell'associazione di stampo mafioso Cosa nostra, riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori, questi ultimi reati aggravati «dalla finalità di aver favorito le articolazioni mafiose cittadine», si legge nella nota delle Fiamme Gialle. Nei confronti dei fratelli Elio Camilleri di 62 anni e Maurizio Camilleri di 65 anni è stata invece applicata la misura del divieto di dimora nel territorio del Comune di Palermo. «Le attività economiche in esame sono state ritenute riconducibili al paradigma dell'"impresa mafiosa" - dicono le Fiamme gialle - in quanto strategicamente dirette da soggetti appartenenti e contigui a "Cosa Nostra"; finanziate da risorse economiche provento del delitto associativo di stampo mafioso». Il provvedimento è in corso di esecuzione da parte di 200 militari della Guardia di Finanza, in forza ai Reparti di Palermo, Milano, Roma, Napoli e Salerno, che stanno inoltre effettuando decine di perquisizioni in luoghi nella disponibilità degli indagati situati oltre che in Sicilia, anche in Campania, nel Lazio e in Lombardia. RED/Agipro

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